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Omobono Tenni: l'ultima corsa e il tragico epilogo

SPORT E TEMPO LIBERO - 09 05 2019 - Ivan Bormolini

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/Omobono Tenni

Dopo ventuno stagioni di corse, dopo aver vinto tutto ed essere stato non solo un orgoglio per l'Italia ma per il motociclismo internazionale, Omobono Tenni il tre e quattro luglio 1948 prendeva parte al Gran Premio d' Europa e di Svizzera.

Questa competizione era non solo per le due ruote, ma anche per le auto.

La Guzzi Albatros di Tenni, aveva i poggiapiedi in ferro più bassi, di conseguenza più vicini al terreno. Questo era un particolare a cui il pilota non aveva mai dedicato troppa attenzione, pedane basse o alte, non gli interessavano lui curvava sempre ottenedo il massimo.

 

Rombo di motore, marcia innestata con un secco movimento del piede e via divorando i primi metri del circuito di Bremgarten.

Questo non era un tracciato permanente, ma costituito da strade normali, le quali, venivano chiuse al traffico in occasione dei Gran Premi di motociclette e automobili.

Viene oggi strano pensare come nessuno, nemmeno allora avesse dedicato maggior attenzione a quei poggiapiedi collocati così in basso.

Alla seconda delle due curve di Eymatt, Tenni si piegava come sempre, di colpo il poggiapiedi urtava il terreno con un accenno di strisciata e poi il nulla.

La moto reagiva come non doveva, era in quel momento che il pilota, come sempre aveva fatto, doveva chiamare a raccolta ogni risorsa di cui disponeva.

 

E' certo, come cita la magnifica fonte di cui ho preso spunto per queste puntate, che l'Albatros si era avvitata su se stessa puntando fuori dalla sede stradale.

Una sagoma, quella tra pilota e moto, che perdeva ogni consistenza sconfinado nel bosco. In pochissimi istanti il centauro veniva sbalzato violentemente lontano dalla sella, in quella traiettoria, dove nulla poteva essere calcolabile, il corpo di Tenni si schiantava contro un albero picchiando la testa.

Momenti altamente drammatici, quella vita, quell'appassionate carriera, unita forse anche a quel mito di resistenza ed indistruttibilità, si sbiciolava addosso a quell'umile pilota partito giovanissimo da Tirano.

 

I sempre più minuscoli respiri si muovevano quasi impercettibili la sua tuta di pelle nera, Omobono scivolava, in quella sorta di torpore privo di coscienza in cui reagire era impossibile.

Moriva piano, esalando il suo ultimo respiro contro un albero, a pochi metri di distanza la sua Guzzi giaceva, come il suo grande pilota, rovesciata su un fianco. Ventritré giorni giorni dopo avrebbe compuito quarantatrè anni.

Era stato il corridore Gerber a riferire che nel bosco c'era una moto rovescia, accorrevano in molti ma nuvole e ombre precoci quanto drammatiche si addensavano sul circuito, la vita di Tenni si concludeva così, rimaneva solo il mito, la leggenda anccor oggi ben presente nel cuore di chi è appassinato di moto e moto storiche.

 

Quella gara, l'ultima per Omobono Tenni in quei drammatici tre e quattro luglio 1948, Achille Varzi che pilotava una vettura Alfa Romeo moriva a poche di distanza ore in prova. Nel giorno della gara perdeva la vita anche Christian Kautz, su Maserati.

Omobono Tenni veniva trasportato da Berna a Mandello, sembrava a tutti impossibile che l'uomo più vicino al fenomeno che al campione non ci fosse più.

Nella notte tra sabato tre e domenica quattro luglio la storica fabbrica sul Lario ospitava doverosamente la veglia funebre.

Così in vita soleva dire Omobono:

 

“Qualunque cosa accada, vinca o non vinca, io sarò sempre con la Guzzi. Sono legato da ragioni sentimentali e di riconoscenza.

Alla Guzzi devo la più grande soddisfazione, la vittoria al Tourist Trophy”.

Il camion percorreva lentamente la strada da Mandello del Lario in direzione Treviso, quell'umile mezzo a muso lungo, era stato allestito con la scritta Moto Guzzi.

Il telone era alzato, la bara, fiori e corone ornavano quel tristissimo corteo, quell'ultimo riconoscimento. Non erano mancati le presenze dei soci di vari Moto Club di molte province e comuni che si erano affincate, nel percorso del loro territorio di competenza. A Verona, lunga era stata la sosta in piazza Bra, dove migliaia di persone erano accorse per dare l'ultimo saluto.

E poi i funerali, in quella sua Treviso si erano svolti con un impressionante bagno di folla. Il tutto testimoniava un affetto veramente profondo.

 

Nel corso di queste puntate, vi citato anche la famiglia, il padre, la madre, il fratello e le sorelle, senza dimenticare la moglie Ida e i figli Bruna e Titi.

Dopo la sua prematura scomparsa la famiglia guardava avanti, non si poteva fare diversamente pur nella tristezza e nel dolore; mamma Ida cresceva i figli, Titi continuava l'opera del padre, non sui circiuti ma nella gestione della concessionaria Guzzi di Treviso, che aveva tenuto aperto fino al 1997, anno della sua morte avvenuta a sessantadue anni per malattia.

 

TIRANO E OMOBONO TENNI - All'inizio di queste nove puntate, che con la pubblicazione di oggi si concludono, avevo auspicato che la nostra città desse maggior lustro e doveroso riconoscimento a questo mito, nato sull' Alpe Canali.

Nel 1949, a Mandello del Lario, sede della Moto Guzzi, veniva scoperta la statua di Tenni realizzata da Francesco Messina, alla presenza della moglie Ida e della sorella Pierina ( 1908-2000 ). A Treviso gli veniva dedicato uno stadio, a Bellagio Tenni veniva onorato con una lapide e molte altre sono state le iniziative in ricordo perenne del grande campione.

Nella nostra città, il suo allora paese natale, rimane una via a lui dedicata. Domenica 31 luglio 2005, nella sala consiliare del nostro comune, si era tenuta la commemorazione di Omobono Tenni nel centenario della nascita a cura dell'amministrazione comunale, del Circolo Numismatico e dell'allora neo costituito Moto Club Tirano Omobono Tenni.

Credo fermanete, nel concludere queste pubblicazioni, che sia giunto il momento di organizzare, una conferenza ed una mostra a lui dedicata, così che anche i nostri giovani possano conoscere questo mito.

Il tutto potrebbe culminare con la posa di un busto, magari realizzato con la collaborazione attiva di artisti locali, da collocare in città. Gli spazi ed i giardini non mancano, pensiamoci!

 

(Fine della nona ed ultima parte)

 

Ivan Bormolini

 

FONTI: Tenni. L'antenato di Valentino. Autore Cesare De Agostini. Giunti Giorgio Nana Editore, via Claudio Treves 15/17 Vimodrone Milano Italia. Anche le foto sono tratte dalla stessa fonte.

Diario del Cinquecentenario dell'Apparizione. Anno celebrativo 2004-2005. Redazione a cura di Bruno Ciapponi Landi. Stampa Offset Center Printing via delle Georgiche, 8 84020 Castelcivita ( SA ). Grafica e composizione Massimo Mandelli, Tipografia Bettini 23100 Sondrio.

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