2025: fosse che fosse la volta buona
CRONACA - 01 01 2025 - Ezio (Méngu)
Coloro che si vogliono bene e anche quelli che si vogliono un poco male, orsù, prendano un corno, possibilmente di caprone e dai balconi suonino sette lunghe note simbolo di un atto di fiducia e di concordia. Rimbomberanno in ogni valle come segno di “riconciliazione” per i nostri errori fatti e di quelle cose che si dovevano fare ma non fatte sul territorio della nostra Valle. Sarà l’inizio di un anno nuovo, dove tutti, alla fine, potremo considerarci amici e non, come spesse volte accade, tanti piccoli caini dal fare gentile, assecondante, grazioso con lo scopo di ottenere il massimo profitto con il minimo dare all’altro e magari dandoci la colpa l’un l’altro senza arrivare a un comune accordo o che accontenti le parti. Ognuno apra il suo cuore, ogni Politico, ogni Amministratore, ogni Comune, ogni Comunità Montana, ogni Cittadino, abbatta a colpi di martello il muro di incomprensioni, di diffidenze che , a torto o a ragione, nel tempo si sono maturate. E’ giunta l’ora del perdono e dell’amicizia. Si, finalmente è giunga l’ora in cui il politico tende la mano al cittadino che l’ha votato e il cittadino, a sua volta, si inebri di fiducia verso il Potente. Colui che può fare il giusto interesse della Comunità ora lo faccia con amore, gentilezza e disinteresse. Si spalanchino alla gente i portoni di ogni Municipio, di ogni Amministrazione, si ricuperi il dialogo con i cittadini creando centri di riflessione dove si potrà finalmente conoscere le decisioni e le scelte prima d’essere attuate. Il dialogo è un bene prezioso. E’ necessario saper anche cambiare idea quando ci si accorge che la strada non è quella giusta, magari dettata o imposta dalla politica del momento. L’opera del dialogo e della persuasione è pane di Vita vissuta con coscienza, sono necessarie poiché la nostra realtà è talmente complessa da non riuscire a vedere subito il mosaico di ciò che si sta formando ogni giorno sotto i nostri occhi. Si apra la porta dell’unità e del rispetto di ognuno di noi, non la si chiuda quando il cittadino chiede il giusto nella spartizione della ricchezza specie quando essa la si versa in un solo grande imbuto escludendo altre realtà o i Cittadini. Quante volte abbiamo visto Amministrazioni guidate da scelte politiche frutto dei loro vertici agire come gattini ciechi nelle realtà locali, oppure Comuni duellanti fra interessi di campanile e di partito, Comunità Montane quali strumento di promozione, sviluppo e tutela della montagna che duellano tra loro, non trovando pace e, per reggere la loro nobile funzione, giungono ad aver bisogno della stampella di un “ Commissario “. Se, in tanti casi, fossero state aperte le porte del dialogo e della concertazione, del giudizio del buon padre di famiglia, molte questioni avrebbero trovato la soluzione senza conflitto. Il conflitto d’interessi porta danno e rancori difficilmente risolvibili. Gli interessi personali o di partito chiudono spesso la porta del buonsenso con il catenaccio e con serrature a doppia mandata. La chiave di questa porta viene tenuta nelle segrete stanze, al fine di mantenere l’utilità e il benessere di pochi previlegiati. Cosa fare per abbattere il muro e aprire la porta del dialogo e della condivisione, vero lubrificante e passepartout dell’aprirsi delle menti? Occorre non essere indolenti e pigri nell’azione, riflessivi, rispettosi di idee diverse, ma determinati, poiché coloro che hanno eretto quel muro innanzi alla porta cercheranno di mantenerlo, di rafforzarlo come una corazza di ferro a tutela dei loro privilegi e delle ingiustizie consumate sulla pelle dei poveri e degli ignoranti. Per aprire la porta occorre armarsi di picconi e badili e se qualcuno si farà male sarà per il bene e il corretto agire. Conviene sempre essere audaci contro le ingiustizie, solo così si apriranno gli spiragli di luce nel segno della responsabilità e della carità cristiana. Scardinare la porta a picconate e lavorare nel segno della giustizia e di un sereno e quieto vivere ( che a noi spesso manca ) , non è peccato, anzi è segno di rinascita. Ezio (Méngu)
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