Tirano e Villa di Tirano: due gioielli tra un giardino
ECONOMIA E POLITICA - 20 01 2025 - Ezio (Méngu)
Parlare del proprio paese è sempre piacevole specialmente per chi ha vissuto una vita intera amando, nel bene e nel male, la propria terra. Si vogliono paesi belli, accoglienti, di prestigio? Ebbene, ogni cittadino nei limiti delle proprie possibilità e capacità, deve interessarsi e partecipare attivamente alla sua “gestione“. Deve impegnarsi ad amare il proprio paese, a inculcare al prossimo il concetto che esso è parte attiva del nostro vissuto, che occorre ricercare tutte le azioni che tendono a promuovere il senso della bellezza e ricchezza della nostra terra, viceversa si avranno paesi scialbi, quasi un dormitorio o un posto di transito poco attraente per noi e per i nostri ospiti. Non solo; occorre avere amministratori, operatori economici e turistici che abbiano nel loro DNA lo stimolo di “far vivere “ l’aria di casa nostra, l’amore per il paese, il profumo delle nostre radici, delle tradizioni, della storia e della cultura del borgo, ricercare e mantenere la nostra identità percorrendo tutti i canali che portano i vantaggi del benessere e del turismo. Una similitudine: Un lungo treno marcia veloce e sicuro quando la sua strada ferrata non è tortuosa, se ha buoni locomotori che lo trainano e le sue carrozze sono in buono stato; al contrario quando i binari sono logori e il treno è trascinato da un locomotore malandato con dei macchinisti che non sanno fare il loro mestiere, quel treno procederà con il detto marinaresco “ avanti adagio, quasi indietro “. Negli anni ’60 la zona del tiranese era povera, le opere di abbellimento del paese si facevano a rilento o addirittura non si ritenevano necessarie. Si cercava di dimenticare la miseria rinnegando persino il nostro idioma parlando nelle famiglie contadine un italiano distorto chiamato scherzosamente “ l’italian del làres “. In realtà sentirsi poveri è piacevole solo per i Santi e il darsi da fare per aver le cose belle che giornali e televisione ci propongono in ogni momento è umano. Solo dopo gli anni ’70 si è posto rimedio alle trascuratezze della Tirano e dintorni spinti da un fermento turistico alimentato dal Santuario della Madonna di Tirano, dai nostri vicini Poschiavini, dal trenino Rosso del Bernina, dai buoni prodotti locali e dalla enogastronomia e , non ultimo anche dalla industria. Veniamo ai giorni nostri. Viviamo in tempi moderni tempestosi, spesso infestati da disaccordi, da proteste. Siamo spesso contagiati dalla sindrome di Nimby: fallo pure, ma non nel mio giardino. I nostri amministratori dovrebbero intuire che l’unione fa la forza e che Tirano e Villa di Tirano sono paesi ricchi di Storia e hanno due cuori che dovrebbero pulsare all’unisono. Come? Con la loro integrazione tecnica e turistica, con il loro scambio di sinergie, specialmente nel campo della cura della montagna, nelle tradizioni, nelle manifestazioni e cultura popolari, nell’energia, dell’enogastronomia, e in particolare nel territorio. Queste caratteristiche, unite insieme, sono vincenti e appetibili sotto il profilo culturale, turistico e residenziale. Di certo possiamo dire che il territorio e i nostri paesi sono “nostre creature“ poiché siamo noi che le facciamo vivere oppure le distruggiamo. Tutto dipende dalle nostre scelte, dalla nostra voglia di fare. Saremo sicuramente vincenti solo quando saremo tutti uniti negli intenti per raggiungere obiettivi comuni trascurando, per il momento, il nostro orticello. Buon 2025, amando i nostri Paesi e rendendoli gioielli di famiglia per i nostri posteri. Ezio (Méngu)
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