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Italia, fase 2

CRONACA - 18 05 2020 - Ercole Ricci

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Da lunedì si spezzano alcune delle ‘catene’, che dallo scorso 11 marzo hanno tenuto in casa milioni di cittadini. Ma non è un ‘liberi tutti’, il futuro del Paese sarà nelle nostre mani. Non sperperiamo quello che abbiamo faticosamente guadagnato. Ora servono onestà e collaborazione: cavalcare il malcontento è facile, ma questa battaglia si vince solo con la responsabilità individuale con il senso civico.

 

Abbiamo assistito a un esperimento sociale orribile e allo stesso tempo non avremmo potuto viverlo altrimenti. Tutti i giorni abbiamo visto e vediamo i numeri del bollettino della Protezione civile sui morti per coronavirus. Morti che non sono solo numeri, sono persone, sono vite che ci ricordano di rimanere umani soprattutto in questo momento perchè se per qualcuno, sono morti e muoiono solo i vecchi’, persone con patologie pregresse, o per altre cause’, vuol dire che questo, tutto questo, non ci ha davvero insegnato niente“.

 

“I morti non fanno rumore, non fanno più rumore del crescere dell’erba”, scriveva Ungaretti. Eppure le persone morte in questi giorni erano cristiani, padri e madri, nonni e nonne, parenti, amici colleghi, fanno un rumore assordante. Così come fa rumore il numero degli operatori sanitari contagiati e deceduti. Il mesto corteo dei mezzi dell’Esercito che attraversava Bergamo per portare decine di salme alla cremazione in altri capoluoghi o le salme accumulate in chiesa, nel vuoto totale Non una messa non una benedizione nei cimiteri all’ingresso delle bare che hanno fatto il giro del mondo che ci hanno fatto rabbrividire devono farci riflettere.

 

Quello che abbiamo vissuto e stiamo vivendo è un momento terribile ma anche una grande opportunità che, ci permette di capire l'importanza di quel rapporto umano a cui non davamo più valore. Ci ha fatto e ci fa riflettere su cosa eravamo diventati, su quel narcisismo sempre più becero che si era impossessato di noi e ci aveva fatto perdere il valore dello stare insieme.

 

Quella che ci viene concessa può essere quindi un’occasione per fare diverse riflessioni sulla nostra quotidianità: sul nostro essere cittadini, su come percepire il nostro ruolo, su come esercitare il dovere civico. L’inizio non è dalla nascita, bensì da una “rinascita”. Inizia un percorso che ci porterà a essere più ottimisti nell’affrontare le difficoltà che, comunque, la vita pone sul cammino di ognuno, un periodo che lascia lo spazio a una nuova serenità.

 

Ma dobbiamo sforzarci per rispettare alla lettera le indicazioni che ci vengono date, dobbiamo coltivare la fiducia, anche a denti stretti. Papa Francesco ci ricorda che quello di lunedì: “è un segno di speranza e un dono per tutta la società”.

 

AI detrattori della scelta che sostengono che il periodo necessario per eliminare il contagio può essere sopportabile sia umanamente sia economicamente mi permetto di ricordare che la salute è un bene pubblico globale che va difeso a beneficio di tutti e non puó essere oggetto di scaramucce per fini propagandistici. Perché se da un lato è necessario far ripartire le aziende produttive e riattivare i processi economici fermi da mesi, dall’altro non bisogna distogliere lo sguardo dalla diffusione dell’epidemia fino a quando misure definitive come vaccini o terapie innovative non riusciranno a sconfiggere la minaccia. La vita è un bene preziosissimo e va tutelato sempre, soprattutto per chi ha condizioni deboli e residue.

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