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Le radici muovono i sassi

CRONACA - 11 11 2024 - Ezio (Méngu)

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/"mulàdi“ dell’Adda
Vedasi sasso divelto dal tronco della pianta (cunicolo fognatura, ponte principale lato sx- orografico)

Lo spazio che occupa il fiume lungo il suo corso si chiama letto o alveo. Le pareti laterali che delimitano il letto si chiamano argini o sponde: in dialetto tiranese si chiamano “mulàdi“ . Il termine “mulàdi“  deriva da “mulà”, lisciare, affilare, probabilmente riferito al lavoro che fa l’acqua sulla pietra.

 

Ebbene, possiamo fare alcune considerazione sul fiume Adda che attraversa la città di Tirano. La sua acqua, a volte, scorre calma e liscia come olio tra le grosse pietre in alveo, mentre a volte scorre impetuosa, aggressiva roteando grosse pietre dal rumore cupo che rimbombano nell’alveo.

 

In questi giorni ho visto molta gente accanto le ringhiere sul ponte principale ad osservare i valenti volontari intenti a pulire le “mulàdi”.

 

Cosa è successo? Nulla di particolare, la natura ha fatto il suo corso.  In questi ultimi anni una fitta vegetazione di ramaglie è cresciuta sulle pareti, tra i sassi delle “mulàdi”. Si sa che i semi volano con il vento e posandosi tra i sassi ben bagnati dall’umidità dell’acqua del fiume e alimentati dal terriccio prendono Vita.  

 

Ma come hanno potuto crescere? Dal sasso il seme non trae nutrimento, ma se presso il sasso, in qualche fenditura tra un sasso e l’altro della “ mulàda “ , quel piccolo seme  trova terra  le sue  radici ne traggono nutrimento sino a  far nascere la pianta.   

 

La pianticella diventa sempre più grande e sempre più robusta e la crescita del suo fusto o delle radici divelgono persino le pietre. Volete un esempio? Osservate la foto dell’articolo. Vedrete che il piccolo fusto della pianticella ha divelto la pietra del cunicolo della fognatura. La pianta è cresciuta poiché le sue radici hanno oltrepassato il muro di pietra trovando alimento e il fusto crescendo ha fatto il “ misfatto “ .

 

Ora, quella pianta è stata tagliata a filo muro, ma non sono state asportate le sue radici. La pianta dopo un anno ricrescerà, così anche per  altre piante  in quel tratto di alveo. Occorrerà eseguire la manutenzione ogni due o tre anni per non far crescere la vegetazione nelle “mulàdi”, che sovente è luogo dove si addensa sporcizia e .. bestioline di ogni genere e presso delle abitazione non è il massimo.   

 

In verità, da anziano tiranese, ho sempre visto le  "mulàdi“ dell’Adda in quel tratto pulite da ogni vegetazione, nette come il culetto di un bimbo, poiché i nostri vecchi sapevano che lasciar crescere le piante sulle "mulàdi“ significava esporle alla loro lenta distruzione.

 

I tronchi delle piante con le loro radici avrebbero  divelto le pietre poste in modo verticale nella parte più lunga. Con questo artificio e ingegno costruttivo dettato dall’esperienza  le” mulàdi” si sono tenute perfette per secoli anche dopo fortissime portate in alveo poiché la forza dell’acqua, ponendo in verticale le pietre e serrate tra loro, nemmeno una grandissima forza le poteva divellere.   

 

Il lavoro dei nostri avi e la maestria idraulica Austriaca avevano così creato un’ opera d’arte che era un piacere vederla, ed era prestigio  e storia ma senza quella fitta ramaglia che in questi ultimi anni si era formata perché lasciata crescere. I nostri avi avevano  creato un alveo dove l’acqua è  canalizzata e scorre con la massima velocità aumentando così la portata del fiume evitando tracimazioni e allagamenti nel paese e nella campagna circostante.   

 

Ma non  sempre gli alvei e le sponde si “ trattano “  in questo modo poiché  togliendo gli arbusti, con un taglio a raso, in modo speciale nei torrenti, può essere controproducente. Il taglio a raso delle piante in alveo impoverisce la struttura stessa del torrente o del fiume. Quando gli alberi crescono sulla struttura golenale essa diventa robusta , la consolida e aiuta ad aumentare la biodiversità.

 

Dunque ogni fiume , ogni torrente ha la sua particolarità e occorre studiare per essi una manutenzione ordinaria tutta particolare e ben osservata dagli Enti proposti, dalle Comunità Montane e dalle Amministrazioni.

 

Se da un lato occorre “ canalizzare “ il fiume o il torrente per via dell’urbanizzazione e  rischi di allagamento aumentandone  così la portata massima pulendo il letto del fiume da ciò che ne è estraneo, dall’altra però canalizzando l’alveo, cioè tagliando a raso tutta la vegetazione si ha un aumento della velocità dell’acqua e in caso di piene, a volte si possono avere danni notevoli per erosioni nell’alveo e sul territorio circostante.

 

Ezio (Méngu)

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