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Alla riscoperta delle rogge della piana di Villa di Tirano

CULTURA E SPETTACOLO - 01 08 2024 - Ezio (Méngu)

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/Le rogge della piana di Villa di Tirano

Le rogge (rùngi) sono preziosi e importanti canali d'acqua artificiali, che in tempi passati, ma anche tutt’ora, hanno una grande importanza per l'irrigazione dei campi, dei prati e delle culture di valle. Credo di poter dire, in questi tempi di calura e di siccità alternativa e intempestiva, che molte persone amano le rogge, specie quando sono affiancate alle stradine di campagna dove l’acqua corrente ci accompagna nel cammino e sono fresche e leggere come le carezze di una mamma. 

 

Il complesso sistema delle rogge( reticolo )  non consiste quasi mai in un canale grande e esteso, ma è formato  da una presa d’acqua principale dal quale lungo il suo sviluppo scaturiscono molte rogge ( canalette ) che si diramano per la campagna similmente alle vene pulsanti del nostro corpo.  Le rogge generalmente non sono profonde e larghe ma seguono un percorso ben studiato per far scorrere l’acqua  quel tanto che basta per l’irrigazione  della zona interessata tramite delle piccole paratoie di ferro o di legno  che una volta aperte lasciano transitare l’acqua  nel prato o nelle culture.

 

Sul fondale delle rogge sovente proliferano alcune specie ittiche poiché le acque di roggia sono molto più pure rispetto a quelle del fiume o torrente dal quale la roggia ha avuto origine. Quando ero ragazzo ricordo che nelle rogge di Tirano e di Villa di Tirano si potevano trovare in abbondanza i pesci chiamati “ scazzùn “ ( scazzoni) . Lo scazzone ( cottus gobio )  è un pesce inconfondibile poiché ha una testa grande  e appiattita, due occhi grandi e ravvicinati , pinne lunghe e coda arrotondata e cibo da leccardi i baffi. 

 

Lo “scazzùn“ si alimenta prevalentemente di invertebrati e crostacei che vivono sul fondale. Questo delizioso pesce è un buon misuratore delle qualità dell’acqua, poiché gli scazzoni prediligono l’acqua corrente fresca e pura.

 

Un  ricordo mi è passato per la mente passeggiando tra le belle stradine che, come serpentelli, costeggiano la campagna ubertosa di Villa di Tirano. Molte di queste stradine sono accompagnate a lato da piccole rogge  con acqua corrente che “ gorgoglia “ nel sua andare al pari di una leggera sinfonia.

 

Vi assicuro che tra queste stradine incontrerete un via –vai di gente che porta a passeggio il suo cane, giovani e anziani in bicicletta e molti vecchi ,  come me , che usano la “ motopeduzzi “ ( gambe ) per godersi di buon mattino e sul tardi pomeriggio la frescura che dona quella ricca campagna . 

 

Queste rogge incantano quando ti fermi, per un piccolo riposo , specie quando ti poni  al centro sui ponticelli di calcestruzzo che sorpassano dolcemente le canalette. Questi ponticelli sono una miriade e sono costruiti  per dare accesso con i mezzi meccanici o a piedi a coloro che coltivano i prati e i campi. Rimarrai affascinato nel vedere lo scorrere sempre uguale dell’acqua che serpeggia tra le erbe del fondo roggia. Accompagnerai quell’acqua con lo sguardo sin che puoi e ti domanderai incuriosito : da dove viene quest’acqua ? Dove va così scintillante e docile sotto il sole che insiste cocente sulle cime delle montagne del Caronella ancora innevate? Troverai quell’acqua una benedizione del Signore e forse ti scapperà una preghiera di ringraziamento e se sei anziano il pensiero rifugge sino a ricordare i tempi passati dove in quelle fresche e pulite acqua di roggia si insidiava tra i sassolini e negli anfratti lambiti dall’acqua orrente il delicato e testone pesce di acqua dolce. 

 

Lo “scazzùn “ora lo cerchi, lo brami, lo pensi sotto un sasso tra le erbe lisciate  scodinzolanti dall’acqua sul fondale della roggia. Rimani con lo sguardo fermo sull’acqua e il tuo sguardo si fa di lince, scruta ogni movimento ondeggiante , ma lo scazzone non lo scorgi più. Lo pensi acquattato sotto i ciottoli ma non lo scorgi più. Un  peccato!  Ti assale una nostalgia , di quelle che stringono il petto. Ti viene subito la voglia di toglierti le scarpe, i calzoni  e in mutande con  l’acqua alle ginocchia scendere in quella roggia con l’acqua alle ginocchia , così come quando eri ragazzo , puoi muovere i sassi sul fondale, tastare nei buchi laterali invasi dall’acqua per vedere qualche scazzone guizzare tra le gambe o addirittura catturarlo.

 

 

 

 Continua …

Ezio (Méngu)

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