Don Giuseppe Quadrio, un prete dalle virtù eroiche
CULTURA E SPETTACOLO - 23 10 2024 - Ezio (Méngu)
Parlare di Santi, di preti e di religione normalmente tocca ai teologi o chi è del mestiere, Le altre persone, di solito, ascoltano i dotti della chiesa, e se hanno il tempo e la voglia, meditano in cuor loro e tacciono. Altri, forse i più curiosi, si pongono delle domande e si confrontano sui grandi temi quali la fede e il senso della vita. Altri, quando trovano un esempio di vita Santa ne rimangono affascinati, turbati, quasi smarriti nella via che stanno percorrendo e cercano nuova luce e un punto di riferimento in una società spesso egoista e competitiva. Uno splendido esempio di “tutto per gli altri e nulla per sé “lo troviamo in don Giuseppe Quadrio, nostro convalligiano. Gli amici lo chiamavano “Beppìno”, questo prete Salesiano nato a Vervio nel 1921 da famiglia contadina e povera, ma da genitori ricchi di vita cristiana come lo erano in tanti nelle nostre vecchie famiglie Valtellinesi. Prete morto a 42 anni nel 1963 meteora di luce e esempio eroico per tanti. Da ragazzo con il papà andava presso l’Adda a lavorare nei campi, a spostare ghiaia e sassi e a strappare spine; lavoro umile e faticoso che gli fu di insegnamento per sopportare la fatica e la tenacia del prete che dedica completamente la sua vita alla gente. Così scrisse nel suo diario in occasione del Natale del 1944, in una mistica invocazione: “O santa Umanità del mio fratello Gesù! O carne sorella della mia carne, o ossa simili alle mie ossa, o sangue come il mio sangue, o somiglianza ineffabile! Quanto gioisco e confido e amo e desidero in te vivere ed amare! . Oggi ho capito, o mio fratello Gesù, la necessità di comunicare, partecipare, convenire, concordare con te, con la tua vita, con il tuo Santo Spirito, con le tue operazioni, giudizi, desideri apprezzamenti. Mai come oggi ho sentito ciò che è tuo mi appartiene intimamente: il tuo Padre, l'amore e l'amplesso in lui, la tua carne come reale e mistica, la tua missione e l'opera tua, la tua Chiesa e la tua Madre, il tuo sangue ed il tuo Spirito, la tua vita, passione e morte, resurrezione, esaltazione, la tua redenzione e la tua immolazione eucaristica. Tutto questo è mio: debbo parteciparvi, in comunione intima, debbo concordare e acconsentire, debbo evitare ogni contraddizione fra me e te. ( dal diario del 24 e 31 dicembre ). Queste parole lasciano estasiati e commossi anche coloro che di teologia ne capiscono poco o nulla. Le sue virtù eroiche riconosciute dal pontefice Benedetto XVI onorano anche i Valtellinesi; cosi come lui sentiva Gesù suo fratello, è bello per noi sentir in lui un caro fratello nostro e un uomo giusto. Ezio (Méngu)
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1 COMMENTI
23 10 2024 12:10
Méngu
"Quanto gioisco e confido e amo e desidero in te vivere ed amare! . Oggi ho capito, o mio fratello Gesù, la necessità di comunicare, partecipare, convenire, concordare con te, con la tua vita, con il tuo Santo Spirito, con le tue operazioni, giudizi, desideri apprezzamenti. " A mio parere, queste parole sono la preghiera più alta e grande che un Cristiano Cattolico possa innalzare: chiamare " o mio fratello Gesù ".