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Edificazione del santuario: i primi anni di quel cantiere

CULTURA E SPETTACOLO - 21 05 2020 - Ivan Bormolini

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/santuario madonna di tirano

(Di I. Bormolini) Durante la panoramica tra le cartoline e immagini d'epoca, mi sono imbattuto in un aspetto molto particolare ovvero la rapidità di costruzione di alcuni edifici tiranesi ancor oggi attivi in vari ambiti della vita della comunità.

Mi riferisco per esempio all'edificazione del Giardino d'Infanzia e del Ricovero (1907), a quello del palazzo scolastico Luigi Credaro (1908), oppure all'edificio delle scuole di Madonna (1912).

In questi esempi, ma ve ne sono anche altri, si evince come dal reperimento dei fondi necessari, passando dalle fasi progettuali, sino al compimento e inaugurazione degli edifici il tempo trascorso era stato veramente breve. Si pensi che il palazzo delle scuole di Madonna dedicato a G. Battista

Marinoni, veniva eretto dall'impresa tiranese Corvi in soli unici mesi.

 

Mi sono allora posto una domanda: ai tempi dell'Apparizione della Beata Vergine Maria a Mario degli Omodei (29 settembre 1504), con quali tempistiche erano iniziati i lavori per erigere il tempio voluto dalla Madonna su quel terreno da Lei indicato?

Quindi dal fervore costruttivo dei primi anni del Novecento a Tirano, ho fatto un salto indietro di ben quattro secoli per analizzare gli inizi del cantiere che avrebbe dato vita alla nostra stupenda

Basilica.

Subito dopo l' Apparizione, i tiranesi udendo le parole dell'Omodei ed immediatamente percependo la veridicità di quanto da lui affermato, si erano messi all'opera al fine di esaudire la richiesta della Madonna. Il cavalier Luigi Quadrio donava il terreno su cui erigere la chiesa e nello stesso tempo la comunità si premurava di ottenere dalla Curia di Como, l'autorizzazione per dare il via alla costruzione.

 

Il permesso non era tardato a giungere, infatti il 10 ottobre 1504, a soli undici giorni dal prodigioso evento, il vescovo Antonio Trivulzio che aveva retto la nostra Diocesi dal 1487 al 1508, dava parere favorevole concedendo anche la possibilità di celebrare Sante Messe in quel luogo, avvalendosi di altari portatili.

Accanto al portale meridionale, è murata la lapide commemorativa della fondazione della chiesa, avvenuta il 25 marzo 1505 alla presenza di tutte le autorità cittadine e ovviamente di una moltitudine di fedeli.

Nella stessa è ovviamente annoverato il cavalier Quadrio, nobile tiranese alle dipendenze degli sforza; la bellezza e l'intensità di quello scritto latino è tradotta in un riquadro affiancato alla stessa lapide.

L'atto di fondazione, con la descrizione della posa della prima pietra, veniva erogato in quel 25 marzo, dal notaio imperiale Tomaso da Canobio di Tirano.

Si apprende inoltre che le primissime fasi costruttive avvenivano sotto il diretto controllo del figlio del cavalier Quadrio nominato prefetto della fabbrica.

 

Da quel documento, sia appura che già in quel mese lo scavo per le fondamenta risultava già in stato avanzato. Stiamo parlando di un grande lavoro perché se consideriamo i rudimentali mezzi dell'epoca, in circa sei mesi in quel terreno della Folla, dove nelle immediate vicinanze scorreva il torrente Poschiavino, la base del tempio era delineata.

Il cantiere sembrava procedere speditamente, tanto che un anno dopo esattamente nel marzo 1506, i muri perimetrali arrivavano all'altezza dei due portali laterali; questo è testimoniato dal fatto che quello meridionale reca la scritta 21 marzo 1506. Tale indicazione cronologica è valida anche per quello settentrionale, ovvero l'entrata che è stata recentemente “la Porta Santa”. Le due meravigliose opere, sono dei fratelli Rodari.

Comunque, circa la prima fase costruttiva che andava in un arco temporale collocabile tra l'Apparizione ed il 1513, non ci sono libri mastri che siano in grado di darci dati precisi sull'evolversi del cantiere.

 

E' però importante nominare un evento risalente proprio del 1513: in quell'anno con la bolla “Ex debito pastoralis officij” di Papa Leone X, si procedeva alla officiatura della chiesa, concedendo alla comunità tiranese il giuspatronato del santuario, ovvero il diritto di amministrare i beni e di scegliere a chi affidare la gestione del culto.

Tornando al cantiere, abbiamo ancor oggi ben visibile una testimonianza strettamente collegata al procedere dei lavori; questa riguarda il dipinto della scena dell'Apparizione risalente al 1513 e collocato sopra il confessionale della navata di sinistra.

L'opera, oltre ad avere una grandiosa valenza artistica, storica e strettamente legata al santuario, certifica l'avanzamento dei lavori; la fonte che sto consultando infatti dice che l'affresco non sarebbe stato realizzato se non si fosse già provveduto all'innalzamento dei pilastri e della copertura della navata.

 

Oggi sotto quest'opera, troviamo il confessionale, ma in tempi remoti questo non esisteva. Sia il Cornacchi ( 1621 ) che il Quadrio ( 1753 ), indicavano al posto del citato confessionale la presenza di trenta terzine sottostanti l'affresco.

Queste erano datate 26 aprile 1513 ad opera di Urbano de Federicis; le stesse narravano l'evento in una sorta di didascalia descrittiva dell'immagine sovrastante.

I versi col passar del tempo si erano ridotti a pochi frammenti e venivano definitivamente distrutti per aprire la nicchia occupata dal confessionale, intagliato nel 1627 da Domenico Colombo.

Adesso, visto il rapido evolversi del cantiere, occorre porsi altre questioni a cui dare spiegazione: la prima è inerente ai mezzi finanziari e la seconda è legata all'inizio della dominazione dei Grigioni in valle (1512 ).

 

Per ciò che concerne la necessaria liquidità, va detto che la comunità di Tirano era promotrice e finanziatrice dell'ambizioso progetto architettonico. Si era cercato denaro anche lontano dalla Valtellina, ed in questo caso va ricordato il Beato Mario Omodei che si era speso in prima persona in una sorta di pellegrinaggio a tale scopo, ben oltre i confini della regione.

La raccolta di fondi, era stata consentita dai deputati del santuario che con lettere e patenti commendatizie, queste abilitavano i possessori delle stesse a raccogliere risorse al fine di portare a termine la costruzione della chiesa e per il mantenimento dei sacerdoti addetti al culto.

Queste patenti, recavano uno o più sigilli che ne garantivano l'autenticità; un primo sigillo appariva per la prima volta nel 1508, talvolta sulle dette patenti, compariva anche quello che possiamo definire l'allora stemma di Tirano, raffigurante San Martino nell'atto di tagliare il mantello donandolo poi al povero.

 

Oltre alle questioni economiche, è necessario ricordare che in quelle fasi costruttive anche la politica aveva giocato un ruolo non di poco conto. I primi anni di costruzione del santuario, erano avvenuti durante il governo del cattolico Luigi XII, re di Francia e duca di Milano.

A partire dal citato 1512, le opere erano proseguite sotto la dominazione dei Grigioni; la storia ci narra che questi nuovi “padroni” erano stati inizialmente salutati come dei liberatori, ma ben presto non avevano mancato di destare ampi malcontenti costellati da tensioni politiche e religiose.

Tra il 1520 e il 1540, nella Repubblica delle Tre Leghe, si era andata diffondendo la religione riformata, quindi da un lato si concedeva ai valtellinesi la libertà di culto, mentre dall'altro si favorivano e si appoggiavano le minoranze riformate.

 

Qui entra in gioco una fase storica che avrebbe potuto definitivamente compromettere la continuità costruttiva del santuario. Analizzando infatti le aspre diatribe, soprattutto sotto il profilo religioso, tra valtellinesi e dominatori, sarebbe lecito pensare che quel cantiere della Folla, avesse subito una battuta d'arresto.

Invece questo non era avvenuto, ed il cantiere del santuario procedeva senza interruzioni.

Stando al Cornacchi nel 1601, scriveva che “gli Illustrissimi Eccelsi Signori Grigioni legittimi Signori della Valtellina.... Hanno sempre tenuto in grandissimo conto questa chiesa....”

Dal 1513 al 1530, la vitalità del cantiere è documentata da un “Libro partita” giunto sino a noi; le annotazioni sono molto precise e vi si rintracciano i pagamenti per i vari materiali utilizzati nella costruzione. Non mancano nemmeno i nomi delle maestranze e in molti casi degli artisti a cui venivano pagate le giornate lavorative con precisazioni in riguardo all'opera compiuta.

 

 

FONTE: IL SANTUARIO DELLA MADONNA DI TIRANO NELLA VALTELLINA DEL CINQUECENTO. Autori: Francesca Bormetti e Raffaele Casciano. Coordinamento Bruno Ciapponi Landi. Stampa: stabilimento Amilcare Pizzi S.p.A. - arti grafiche Cinisello Balsamo- Milano. Finito di stampare nel dicembre 1996.

Le foto sono della collezione di Ivan Bormolini

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