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Il "dazio" dei Tri-vin

CULTURA E SPETTACOLO - 11 07 2022 - Ezio (Méngu)

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/Trivigno
Trivigno (foto Méngu)

Non c’è luogo ove non vi sia leggenda, si può dire che la leggenda fa il luogo e lo fa vivere.

I colori, i suoni, gli odori, l’immagine di una casa, di un albero, un fiore e qualsivoglia oggetto li percepiamo come esperienza visiva, sonora, olfattiva in onde elettromagnetiche che il nostro cervello elabora. Il Mondo è fatto di vibrazioni d’onde; tutto sarebbe grigio e insignificante senza di esse e il nostro cervello non potrebbe percepire nulla del mondo che lo circonda. I sogni sono tutt’altra cosa, essi non provengono dall’esterno, essi sono in noi. Provate a chiudere gli occhi, non vedrete ma sognerete lo stesso. Così è anche per la leggenda di un luogo. Esiste perché è stata creata da un vissuto particolare e misterioso. Per chi la sente raccontare può essere una magia del luogo e un passaparola di sensazioni sempre nuove e irripetibili.

Detto questo, racconterò la leggenda del vecchio del “dazio “di Trivigno.

 

Siamo ai tempi “ da unòrum “. Sulla montagna interamente boschiva che sovrasta Tirano, proprio sulla sua sommità, alcuni pastori con mucche, capre e pecore, avevano creato con il loro lavoro la bonifica della stupenda conca che ancor oggi si vede. Avevano disboscato alcune aree creando prati, tagliato sterpaglie e bonificato parte del terreno acquitrinoso. Tutto questo lavoro l’avevano fatto nei mesi estivi, poiché nei mesi invernali vivevano in valle. Non erano solo pastori, coltivavano in valle anche frumento, segale, patate e anche la vite traendone degli ottimi vini.  Questi contadini erano di Tirano, di Villa di Tirano e di Stazzona e, come i loro padri, difendevano la terra e i loro valori dalle escursioni barbariche in valle rifugiandosi anche sui monti. Raggiungevano quell’alpe  in cima alla montagna di Tirano con tre mulattiere. Una partiva dal Dosso in Tirano, raggiungeva l’alpe Pra Piano e arrivava proprio all’inizio della grande pastura, l’altra giungeva dall’alpe di Cabrèla e si congiungeva sul lato destro orografico della grande conca, l’altra arrivava da Stazzona passando per S. Cristina, si congiungeva con quella di Pian di Gembro e d’ Aprica sino ad unirsi all’inizio della conca con le altre due. Era un “trivio “molto importante e da quel punto dovevano transitare i pastori con il loro bestiame e tutte le masserizie per l’alpeggio estivo.

 

Si sa che gli affari sono affari e anche in quel tempo il danaro aveva la sua importanza, così in quel punto, proprio all’inizio della grande conca ,un anziano pastore di Tirano, forse il più anziano, aveva vantato dei diritti. Diceva di essere stato il primo a scoprire quel luogo e con i suoi figli aveva iniziato il lavoro di bonifica dei terreni, facendo defluire l’acqua in canalette verso la valle e, malgrado ci fosse ancora qualche zona acquitrinosa chiamata “ carècc “, lui e i suoi figli meritavano una ricompensa. Il vecchio lo chiamavano tutti Trivinium perché, con una certa genialità, aveva costruito una baracca proprio al centro della congiunzione della tre strade ( tres – vicus ) dove i contadini di Tirano, di Villa di Tirano e di Stazzona erano costretti a passare con i loro bestiami e le loro masserizie  per “ caricare “ l’alpe.

 

Il vecchio Trivinium non esigeva molto da loro. Era un bonaccione, ma aveva il vizio del bere vino di quello buono; sapeva che ai contadini che arrivavano dal piano non mancava mai la botticella del vino.

 

Insomma, a guardia delle tre strade, quando passava quello di Tirano, il vecchio si faceva dare per “dazio” un “ butìcc “ ( botticella )  di vino del Mazacavàl, quando passava quello di Villa  si faceva dare un “ butìcc “ di vino dèli Piàti , poi  passava quello di Stazzona  e si faceva dare un “butìcc” di vino “ de S. Bernàrd”. Quel posto tutti i contadini lo chiamavano “ cab tri- uinom “ che nel loro dialetto celtico significava capanna dei  tre vini.

 

La gente narra che il vecchio Trivinium , che come si è detto, era anche bonaccione, obbligava i contadini prima di raggiungere l’alpe a berne un goccio con lui. Aveva imposto che ognuno che pagava il “dazio” in vino, ad esempio il tiranese, dovesse però gustare anche il vino di Villa e di Stazzona.  Tutti facevano la bevuta volentieri perché la salita all’alpe era stata lunga e l’arsura si faceva sentire.  Insomma, si pagava il “dazio” in vino, ma tutti lo pagavano volentieri e dalla capanna la gente partiva allegra perché aveva bevuto del buon vino.

 

Sì, proprio così’!  La gente saliva molto volentieri all’alpe che molti chiamavano l’alpe del dazio del vecchio Trivinium dove si gustavano “obbligatoriamente “ i  tre magnifici vini arrivati dal piano. Alcuni prima di partire per l’alpe cantavano a squarciagola “ andùm, andùm , sü ‘l  munt dei trì- vìn, però regurdùmas de purtà rèe ‘l nòs butisìn “ .

 

P.s. All’inizio si è detto che non c’è luogo ove non vi sia leggenda, quasi si può dire che la leggenda fa il luogo e lo fa vivere, così forse è anche oggi per quel luogo meraviglioso che è la conca di Trivigno. Difficile dire se il nome di Trivigno deriva da questa leggenda, certo è che se provate a salire a Trivigno in allegra brigata e, arrivati lassù, gustate il chisciöl  e la polenta taragna, accompagnando il tutto con abbondanti sorsate  dei  “tri-vin” sopra citati,  scoprirete con meraviglia che la leggenda ha il profumo della “ verità” e il luogo è meraviglioso.

 

Ezio (Méngu)

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Toponomastica: LA PAROLA "TRIVIGNO"

"Trivigno o anche Trevigno è un nome di località che deriva probabilmente da un antico nome Trebinius, così come sostiene il maggiore studioso di toponomastica lombarda Dante Olivieri.

Da non dimenticare che Trivigno ha tre pronunce: una tiranese "Trivign", un'altra villasca e stazzonasca, "Trevègn" e infine "Trèign", la pronuncia Bresciana. Perché non bisogna dimenticare che il territorio di Trivigno è in parte Bresciano e il grande pascolo dei Gioèj che si snoda a Sud-Ovest dell'abitato sparso di Trivigno è anche una barriera tra la Valtellina e la Valcamonica, fra i nostri comuni e i comuni bresciani confinanti: Corteno Golgi, Monno soprattutto.
Da notare che la pronuncia villasca "Trevègn" è una forma arcaica derivata direttamente dal Latino, mentre "Trivign" è un nome un po' italianizzato. In ogni modo il nome Trivigno sembrerebbe ripetersi in quello di due torrenti TRAVAGNOLO e TRAVIGNOLO, rispettivamente in Valcamonica e nel Trentinto Orientale. Difficile dire se l'origine del nome del comune friulano TRIVIGNANO UDINESE sia la stessa di quella di Trivigno. Nemmeno il nome del paese lucano di Trivigno, in provincia di Potenza, dovrebbe essere uguale a quella del nostro Trivigno. Pertanto il comune lucano ha scelto per il suo stemma comunale tre piante di viti... una buona idea.
In ogni modo lo studio della toponomastica non è cosa facile, occorre essere preparati e quando si costruiscono ipotesi, lo si deve fare partendo da punti di vista solidi.

 

Ganza Giacomo

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