Il fervore costruttivo religioso del '600 nel borgo tiranese
CULTURA E SPETTACOLO - 09 11 2018 - Ivan Bormolini
Siamo nella piazza San Martino del 1600, un luogo completamente diverso da come ci appare oggi. In quel luogo, oltre alla chiesa parrocchiale, vi era il cimitero che si estendeva lungo i lati della chiesa. Buona parte delle sepolture avveniva all'interno della stessa chiesa, esattamente sotto la pavimentazione, questo luogo era raggiungibile mediante apposite botole. Dai decreti della visita pastorale del Vescovo Archinti ( vescovo della diocesi di Como da 1595 al 1621), avvenuta nel 1614, quando parroco di San Martino era Martino Manfredotti ( 1602- 1620 ), emergono notizie su questo cimitero. Archinti lo definiva alquanto precario, senza adeguata recinzione o chiusure, tanto che anche gli animali vi potevano entrare. Dunque pare che vi fosse per questo campo santo una sorta di trascuratezza. Da notare che difronte alla parrocchiale, si affacciava sul cimitero la cappella di San Rocco, dentro a questo luogo, sempre stando al vescovo Archinti, vi si celebrava in modo sconveniente, tanto che la struttura in seguito era stata abbandonata. La recinzione doveva essere stata realizzata secondo il volere del vescovo. Nel 1665 si apprende che tutto il recinto veniva rinnovato e lo stesso era stato munito di quattro porte d'accesso con opportune chiusure. Da qeste annotazioni ci è possibile immaginare l'assetto della piazza in quel tempo. Il luogo era cinto da mura, la parrocchiale si trovava nel mezzo e le due strade laterali fiancheggiavano la cinta muraria, stiamo parlando delle attuali via XX Settembre e della via dedicata al Conte Luigi Torelli. Tornando al cimitero, possiamo dire che tale struttura era rimasta in quel luogo sino al 1808, anno in cui veniva edificato il cimitero extra urbano, ovvero nell'attuale viale Cappuccini. Solo verso la fine dell' 800, il muro di piazza San Martino era stato smantellato e la stessa piazza assumeva le sembianze di un sagrato (1) Anche “la Casa del Capitolo”, ovvero la residenza parrocchiale dei canonici veniva adeguata con ristrutturazioni e ampliamenti. Ma torniamo al 600. Si afferma che tutto il paese era un cantiere, si edificavano nuovi palazzi e quelli esistenti erano al centro di interventi di restauro. Nell'ambito dell'edilizia religiosa, si può dire che quel periodo era di massimo fervore. Oltre agli imponenti lavori in San Martino, nel 1645, veniva realizzato il campanile della chiesa di San Rocco alla Rasica. Ricordo che questo tempio ottagonale, era stato ideato già nel 1526. Il tutto però non era stato pensato come una chiesa ma secondo le idee di Gian Giacomo De Medici detto il Medeghino, doveva essere una fortezza. Aggiungo che la chiesa nel 1598 non era ancora finita ed era officiata all'inizio dell' XVII secolo. Sempre a Madonna di Tirano, nel 1642 Giovan Pietro Marni, aveva munito il campanile del santuario con la lanterna, il terrazzo ed il cupolino, opere marmoree di cui ancor oggi ammiriamo la bellezza. Con l'intervento del Marni, si concludeva definitivamente la costruzione del campanile, il più alto di Tirano, la quale era iniziata molto tempo prima. Ritornando a Tirano, sempre in quegli anni ed esattamente a partire dal 1656, veniva edificata la chiesa di San Nicola da Tolentino, quella che comunemente anche se in modo errato i tiranesi chiamano chiesetta di Sant'Agostino. I lavori di costruzione del tempio, erano proceduti in modo molto celere, grazie alle donazioni di devoti canonici, lasciti testamentari e più in generale alle donazioni di alcuni tiranesi. Percorrendo via XX Settembre, se ne ammira la facciata che possiamo definire piuttosto modesta. Belle sono le decorazioni sul portone d'ingresso, attorniato da una struttura in pietra. Peccato che il tempo e gli agenti atmosferici abbiano rovinato l'affresco evocante l'importanza del suffragio dei defunti, ormai risulta stinto, spicca poi la decorazione del timpano, sicuramente meglio conservata. Tra via Sant'Agostino e piazzetta Lantieri si ammira poi il bianco campanile della chiesa, anche in questo caso il bianco sta lasciando ampio spazio ai segni del tempo. Al di là del ponte, sorge l'antichissima chiesetta di San Giacomo. La sua edificazione affonda le sue radici nel periodo medievale, ma nella seconda metà del 600 riceveva una nuova veste architettonica. Il restauro del bel campaniletto era avvenuto nel 1632. nel mentre la Confraternita del Suffragio si adoperava per l'edificazione della chiesa di San Nicola da Tolentino, la confraternita dei Disciplini apportava migliorie all'antica sede, ovvero l'Oratorio di San Filippo Neri o Battistero di San Pietro in piazza San Martino, ma di questa struttura vi ho già parlato più diffusamente in precedenza. Anche il convento dei Cappuccini nel 1651 era stato al centro di interventi di restauro. Ultima opera in campo religioso di cui occorre parlare è la chiesa di Santo Stefano nella soliva frazione di Roncaiola. A proporne la costruzione era stato il vescovo Carlo Ciceri durante una visita pastorale risalente al 1668. A realizzarla a partire dal 1690 era stata la comunità parrocchiale di Tirano. IL NUOVO ASSETTO DI PIAZZA SAN MARTINO: come prima citavo, dopo l'inaugurazione del nuovo cimitero, si rendeva necessario, con il permesso dell'Amministrazione comunale, abbattere anche il muro di cinta. Questo infatti, oltre che limitare l'accesso alla chiesa mediante le famose quattro porte, costituiva un antiestetico ingombro ormai privo di ogni funzione. Il cinque agosto 1829, la Fabbriceria conclusa la selciatura dell'area cimiteriale, inoltrava al comune la richiesta per apporre delle colonne di pietra con delle spranghe in ferro al fine di delimitare la zona attorno al nuovo sagrato. In tal modo si voleva evitare la profanazione dell'aera sacra, in quanto, da un lato correva la Regia Strada Postale ( attuale via XX Settembre ) e dall'altro la strada comunale ( oggi via Luigi Torelli ). Entrambe le strade risultavano molto trafficate e percorse quotidianamente da carri e bestie da soma. Una lunga nota spiegava come quest'opera fosse primaria. Si voleva infatti vietare che il nuovo sagrato divenisse “deposito di materiali di fabbriche, luogo dove stendere tele da imbianchire, grano a disseccare e si introducono barili e cavalli per farvi soma”. Il progetto redatto dall'ingegner Omodei, prima di essere approvato dalla Delegazione comunale, doveva essere vagliato “per ciò che concerne il pubblico onorato” ed essere quindi sottoposto all'esame della Delegazione Provinciale. Se era occupato anche l'ingegnere capo della Provincia Carlo Donegani. Finalmente nel gennaio 1830, dopo osservazioni e modifiche a tutela del pubblico transito sulla Regia Strada Postale, giungeva da Sondrio il benestare. Oltre alla vecchia fontana, qualche anno fa è stata collocata nella piazza una colonna in granito sormontata da una croce. Ivan Bormolini FONTI: La Chiesa di San Martino in Tirano. Autori Gianluigi Garbellini e William Marconi. Stampa Tipografia Bettini Sondrio Tirano. Il centro storico. Storia arte architettura. Autore Gialuigi Garbellini. Stampa Lito Polaris Sondrio.
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