Il podestà Johann Anton Planta e il dipinto della Giustizia in Porta Poschiavina
CULTURA E SPETTACOLO - 31 01 2019 - Ivan Bormolini
( Di I. Bormolini ) La scorsa settimana vi ho parlato dell'amministrazione della giustizia al tempo dei Grigioni. Al centro dell'opera domina la figura femminile della Giustizia, porta una corona ed indossa una veste rossa e bianca. Tra le mani notiamo la spada e la bilancia. Nel cartiglio superiore leggiamo una scritta latina: DILIGITE IVSTITIAM QVI IVDICATIS TERRAM (Amate la giustizia voi che guidicate la terra ). Mi sono chiesto cosa ne pensassero i tiranesi di quei tempi leggendo questi versi e quelli del cartiglio o nastro prima citato. Parole che osannavano la buona amministrazione della giustizia da parte dei Grigioni; potrei pensare a rabbia oppure ilarità, perchè le vicende giuridiche di quelle epoche erano ben lontane da quella giustizia in fiore. A tal proposito era stato inventato un antico detto dialettale che forse parla più di mille altre parole: “Diu al me salvi da la saeta e dai trun e da la giustizia dei Grisun (Dio mi salvi dalle saette e dai tuoni e dalla giustizia dei Grigioni)". E' positivo vedere oggi come soprattutto tanti turisti fotografino quest'opera; sarebbe altrettanto positivo vederla un giorno rinascere a nuova luce con interventi di restauro che riportino alla luce il dipinto nella sua originale bellezza. Ivan Bormolini FONTE: Tirano. Il centro storico storia arte architettura. Autore Gianluigi Garbellini.Stampa Lito Polaris Sondrio
Se i tiranesi non erano certo contenti di quel modo di farla rispettare, va detto che a Tirano, esattamente nella parete sinistra della storica porta Poschiavina, ancor oggi è ben visibile un dipinto che ci richiama appunto alla giustizia di quelle lontane epoche.
Ai piedi della figura femminile dominate si individua questa frase: “Se mai al mondo la giustizia in fiore, hoggi mercé delle Tre Eccelse Lighe florir si vede quivi il suo valore”.
Il committente del dipinto era il podestà Johann Anton Planta che era rimasto in carica a Tirano dal 1551 al 1553. Il nome del committente è deducibile dalla scritta del cartiglio in basso, che oggi si presenta la più mal conservata rispetto alle altre.
“All' onorato et degno regimento / Il Nobile e generoso Anton Planta / Fece fare questo Hornamento.
Che l'Hornamento fosse volontà del Planta è indicato anche dallo stemma che riporta l'emblema della sua famiglia a cui affiancano quella dei Quadrio ed ai piedi, quattro per parte, gli stemmi che paiono oggi piuttosto rovinati, dei suoi collaboratori tra cui i Besta, gli Homodei, i Lazzaroni, i Pergola ed i Venosta.
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