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In Italia c'è un giornalismo fazioso?

CULTURA E SPETTACOLO - 10 10 2020 - Ercole Ricci

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Molto spesso si sente parlare di giornalismo fazioso, non obiettivo, asservito alla politica. Il problema è che nel tempo, e troppe volte, da noi il giornalismo d’opinione si è piegato a logiche politiche o di fazione, ha scelto vie facili e spesso corrotte. Molto spesso i giornalisti abbandonano la propria funzione per diventare “politici”.

Quanto affermo è ciò che quotidianamente si rileva dai talk show, una vetrina influisce decisamente sul metro di giudizio del telespettatore.

Aveva ragione, a mio parere, Giampaolo Pansa quando nel 1982 in un suo articolo su Repubblica sostenne che il giornalismo di informazione fosse sempre più malato di faziosità politica e che lo scopo del giornalista non fosse più quello di produrre e vendere notizie pulite.

 

Capita spesso che questo ultimo periodo molti giornalisti si trovino a fare da cassa di risonanza, riportando quotidianamente le loro fesserie da mente terra piattista, dando rilevanza a ciò che rilevante non è. Che fanno pena solo a vederli. Figuriamoci poi a sentirli! Non si fa altro che sentire commenti di opinionisti e articoli di giornalisti. Tutti sanno tutto, quel che non sanno è tacere per non fare del male al nostro Paese. In questo periodo di gravi preoccupazioni

in cui gli Italiani tutti, dovrebbero coalizzarsi per riconquistare la serenità perduta, e la libertà, dobbiamo ben guardarci invece da chi ha preferito vendere.

 

Il giornalismo militante ormai non ha più pudore molto spesso racconta storie da far invidia ai mostri sacri del genere fantastico. Vanno bene le opinioni ma un buon giornalista le notizie le pubblica, non le nasconde Da semplice cittadino ho pensato molte volte a cosa posso fare per contrastare questa potente disinformazione, e la risposta come ho avuto modo di scrivere o già in altra occasione è che:La disinformazione esiste fino a quando le persone ci credono e la diffondono.

 

Serve maggiore etica, soprattutto professionalità da parte di giornalisti che molto spesso sono oggetto di compravendita, allo scopo di diffondere informazione utile a questo o a quel partito politico. Come detto in precedenza basta guardare una qualsiasi trasmissione politica di una qualsiasi rete Tv o aprire un qualsiasi giornale per assistere ad una informazione a senso unico e come tale palesemente in malafede o come minimo palesemente manipolata, che mette quotidianamente alla gogna politici e amministratori delegati di altri settori, per fare gli interessi dei suoi editori.

 

Ho sempre pensato che il giornalismo ha grandi responsabilità sociali, soprattutto in tempi di crisi, in cui ogni bufala viene diffusa ed amplificata, il giornalismo non può diventare una velenosa fucina d’odio. La vicenda che ha visto protagonista il direttore di Libero, Vittorio Feltri, né una prova.

Una vicenda che mette una grande tristezza, non tanto per chi l’ha subita ma anche per l’immagine dell’intera categoria dei giornalisti italiani.

 

Penso che è giunto il momento di toglierci di dosso le grinfie della manipolazione che ci sta annientando; chi ha interesse a indottrinare il nostro pensiero per ottenere consenso e tornare a chiederci: a chi dovremmo davvero credere?

Diventare più critici verso il giornalismo megafono e servile della politica. Cominciare a riconoscere e garantire dignità a chi la esercita con professionalità e rispetto dei principi sanciti dalla Costituzione italiana, ed è regolato dall’articolo 2 della legge n. 69 del 3 febbraio 1963.Ordine dei Giornalisti.

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