La fontana della "Maria Lüisa" tra leggenda e verità
CULTURA E SPETTACOLO - 17 02 2021 - Ezio (Méngu)
Sono un tiranese di vecchio stampo, anzi no. Sono un tiranese vecchio e stanco di sentire raccontare storie sul Monumento della "Maria Lüisa”, posato in piazza Cavour in Tirano, per questo ho sollecitato lo storico tiranese professor Gianluigi Garbellini a chiarirmi le idee una volta per sempre. Credetemi, v’è gente in Tirano che ha inteso “Roma per tòma “ e anche talune persone che credono di saperne una pagina “più del libro” e raccontano ciò che a loro pare. E allora? Allora tutte le volte che passo nella piazza Cavour l’istinto mi ferma innanzi alla statua di marmo della “Maria Lüisa”. La guardo ben bene, ammiro il suo viso, la sua bella e leggiadra figura che posa con un libro in mano e penso a ciò che ho sentito dire sul quel Monumento. Intendiamoci, nelle favole c’è sempre una verità, ma quando il tempo passa la verità, a volte, si tramuta in leggenda per i motivi più svariati. Per esempio, io sarei tentato, ma non lo farò, di farmi prestare un turibolo con tanto d’incenso da un mio caro amico Sacerdote e con quei sacri fumi incensare la statua della “Maria Lüisa”. Mi chiederete il perché. Ve lo dirò fuori dai denti. Ebbene nel libro di sasso che ha in mano la” Maria Lüisa” c’è scritto: "F. I. 25 agosto 1838" che significa “ Ferdinando Imperatore 25 agosto 1838 “ data della sua visita imperiale a Tirano. Mi pare chiaro che i Tiranesi volevano essere riconoscenti a Ferdinando I per qualcosa. Ad esempio di aver regnato con buon senno, altrimenti i tiranesi avrebbero scritto su quella pagina aperta del libro qualcosa d’altro, per esempio “ W i coscritti del1838 “ ed è molto probabile che al posto della bella giovane avrebbero messo uno stambecco con quel libro fra le corna. E per conto mio i tiranesi hanno fatto benone a posare quella Statua sulla fontana. Motivo ? Gli Austriaci nel 1820 hanno costruito la strada dello Stelvio. Dopo cinque anni, da quella ardua strada passava già la prima diligenza. Una strada che è una meraviglia e che stupisce ancora oggi. Per non parlare dei possenti argini dell’Adda che girava pellegrina nella piana del Tiranese. Noi, del tempo moderno, che godiamo di “ una ottima Amministrazione Statale” , dopo quaranta anni di patimento e decine di progetti non siamo ancora riusciti ad avere la tangenziale. Tangenziale ? Dai, su, chiamiamola “uno stradone “ che passerà tra i campi a lato sinistro orografico della Valle per deviare il traffico in Tirano. Mi verrebbe da dire che se lo “stradone” verrà costruito converrà che” il Sindaco Regnante “ scriva le sue iniziali e la data dell’inaugurazione sul quel libro, naturalmente dopo aver imparato a usare il martello e il punteruolo. La “Maria Lüisa” lascerà fare solo dopo aver avuto un ghigno di compatimento. Dicevo sopra, che su quel monumento ho sentito molte “ verità “. Da ragazzo, per noi di Via S. Maria, quando dilagavamo per Tirano come “ Lanzichenecchi “ per via del nostro modo di fare guerriero tra i signorini dalla “ r” moscia di piazza Cavour, il nostro campo d’azione era il monumento “ dèli Cadéni “. Lo chiamavamo così perché avevamo sentito chiamarlo così dai nostri vecchi. Su quegli otto catenoni di ferro tesi tra i possenti paracarri facevamo l’altalena, alzavamo e sbattevamo su e giù le catene come “ se ‘l föss òt castégni ‘n de ‘na padèla dei braschée “ incuranti dei severi carabinieri che allora erano proprio a due passi con la loro casermetta accanto al Palazzo Comunale. Solo quando usciva dal comune il sciur Sindàch Ermenegildo Cattaneo ci mettevamo in riga poiché quell’uomo era buono ma anche severo e se ci prendeva per un orecchio ce lo torceva come si torce un panno per sciacquarlo. Ecco, noi birbanti della contrada di S. Maria chiamavamo quel Monumento “ dèli Cadéni “. A scuola, il maestro quando ci insegnava la Storia di Tirano e arrivava il tempo degli Asburgo e della occupazione della Valtellina ( Regno Lombardo Veneto -1814- 1859 ) ci parlava di quel Monumento raccontando le vicende degli Imperatori e delle Arciduchesse D’Asburgo e di un buon Governo Austriaco, anche se imponeva dure tasse con obbligo di servizio militare a tanti giovani di Valle, ma faceva grandiose opere utili alla comunità. I nomi che rimanevano in testa erano quelli di Francesco I e Ferdinando I poiché erano incisi su una lapide che ancora esiste sotto il portico del Palazzo del Comune. E poi anche quello di una certa Arciduchessa Maria Luisa , Leopoldina, Francesca, Teresa, Giuseppa, Lucia d’Asburgo Lorena, figlia dell’Imperatore d’Austria Francesco I . Quel nome risuonava nella memoria popolare della donna del Monumento. Non solo, alcuni tiranesi chiamavano quella statua la “ Maria Teresa “ . Insomma , queste cose le ho sentito dire nel corso della mia vita, e io quel Monumento l’ho sempre chiamato “ dèla Maria Lüisa “. Lo storico Gianluigi Garbellini, su questa vicenda dice un “no !” , secco più “ de ‘n pét del véciu Pédru “ e quindi tale da non lasciare dubbi. Il Monumento rappresenta l’allegoria della Storia, ma io penso a torto o a ragione che per non abbattere quel Monumento dopo la cacciata degli Austriaci nel 1859 dall’area del tiranese, noi che non siamo degli sprovveduti, lo abbiamo battezzato “ L’allegoria della Storia “ . Lasciando anche la scritta sul libro, tanto” chi si arrampicava sulla fontana per leggere la data storica delle visita a Tirano dell’Imperatore ?” Sbaglio ? Forse ! Qualche storico citi il documento dei committenti che dichiari che quella fontana con la Statua fu costruita in “ Nome della allegoria della Storia “ e se esiste , avrei piacere di vederlo. Dulcis in fundo, ho sentito un'altra Storia e a quella sono tentato di credere. Il bel viso della “Maria Lüisa” sarebbe quella di una “ bellezza di una ragazza tiranese “ . Se è così, allora io dico che quella bella ragazza tiranese era della contrada di S. Maria, poiché è noto che le ragazze di quella contrada discendono dalle “birichinate sessuali “ di qualche abitatore del Castello di S. Maria quali gli Sforza , signori di Milano residenti colà nella fine del ‘400 . Quei signori erano bella gente e non vi dico la bellezza delle loro donne. Di quella residua bellezza sono testimone oculare, poiché alla fine degli anni ’50 nella contrada di S. Maria vi abitava una bellissima ragazza di nome M…na ( puntini, puntini perché c’è chi ricorda e non voglio storie ) che, per difenderla dagli attacchi dei giovani pretendenti “ oranti rasegòt Madunàsch “ dai “ grant tananài Vilàsch” precisi tiratori di pietre , io stesso ho ricevuto una sassata. Fortuna che in testa avevo “ l’urinari dé la nòna “ . Il tiro di pietra di quel “Vilàsch “ era stato come un colpo di archibugio poiché ha tolto lo smalto a metà “ urinari” e io, pur traballante dal colpo di pietra ho salvato la bellissima Mi..na da quel pretendente “furèst “ , e anche la “ béla ràisa “ perché in Tirano non esisteva ragazza più bella. Se ne era già accorto lo scultore milanese Giuseppe Croff, allievo del Canova che per scolpire il viso della “ Maria Lüisa “ aveva preso a modello la bellezza di una ragazza tiranese , e per di più se ne era innamorato. Probabilmente la ragazza modella era una antenata della Mi…na della Contrada di S. Maria. Ma ora lasciamo la parola allo storico Professor Gianluigi che con il suo scritto metterà una pietra sopra a tutte queste storie con un deciso: AMEN! Ezio (Méngu) La fontana si trova al centro della vecchia "Piazza d'armi", che era stata ingrandita nel 1825 per la prevista visita a Tirano dell'imperatore Francesco I d'Austria, re del Lombardo Veneto (visita ufficiale che pare non sia più avvenuta, forse solo il sovrano passò diretto a Bormio). In occasione del passaggio da Tirano dell'imperatore e re Ferdinando I d'Austria con la consorte Carolina, sceso dallo Stelvio e diretto a Milano per cingere la corona del Regno Lombardo Veneto, nel 1838, i Tiranesi vollero costruire una nuova fontana (era stata distrutta probabilmente nell'ampliamento della piazza quella fatta erigere dal podestà grigione G. Battista Tscharner nel 1777). La statua è opera dello scultore milanese Giuseppe Croff, allievo del Canova. Si vuole (questa è la tradizione in Tirano) che il Croff l'avesse scolpita a Tirano stesso prendendo a modella una bella giovane, di cui si era invaghito, di nome Maria Luisa, donna "di facili costumi" secondo le malelingue, tanto che a Tirano è rimasto l'epiteto "üna Maria Lüisa" attribuito a una donna generosa con gli uomini. La statua di questa bella donna in vesti classiche è in realtà secondo i committenti e l'artista l'allegoria della Storia che sta guardando ciò che ha appena scritto sul libro che tiene con la mano sinistra. Nella destra stringe lo stilo col quale ha appena scritto sulle pagine aperte "F. I. 25 agosto 1838" (la sigla è per Ferdinando Imperatore), data della visita imperiale in Tirano. La data storica è ricordata insieme a quella del 1825 sulla tavola marmorea a perenne memoria dei sovrani "deliciae populorum" (delizia dei popoli) che è murata sul fronte del palazzo municipale all'inizio del porticato. Certo il nome Maria Luisa fa ricordare la principessa del ducato di Parma, che era una Asburgo d'Austria, figlia dell'imperatore Francesco I e vedova di Napoleone, che bene operò nel suo piccolo ducato, la quale però non ha avuto alcuna attinenza con la storia di Tirano. Personalmente sono convinto che si tratti di un monumento eretto per ricordare quell'evento ritenuto allora molto importante. Bella l'idea di rappresentare personificata in una giovane donna la storia! Il romanticismo imperante del tempo amava queste immagini di allegoria muliebre. Rispetto naturalmente la tradizione tiranese con la leggenda della bella e generosa Maria Luisa, fatto che forse ha qualche fondamento, ma che resta leggenda e non storia. Chiara è l'intenzione celebrativa voluta dagli amministratori nei confronti del sovrano accolto con entusiasmo a Tirano. Lontani erano ancora gli anni del Risorgimento! Non si sa quanto sia costata l'opera alla municipalità. Resta comunque per Tirano monumento importante di arte e di storia che fortunatamente non è stato rimosso o distrutto ai tempi del Risorgimento. Anche Sondrio ha eretto un monumento celebrativo dei sovrani austriaci, affidando l'opera allo stesso scultore Croff. Si tratta del monumento sulle sponde del Mallero davanti al palazzo Martinengo a due passi da Piazza Garibaldi. L'espressione "Monumento déli cadéni" per la nostra Maria Luisa mi è nuova; sarà per il fatto che l'area del monumento è protetta dalle catene che in effetti ci sono. La parte idraulica della fontana venne curata dall'ingegnere Luigi Lambertenghi. Purtroppo non so dire qualcosa in più. Bisognerebbe cercare tra le carte dell'archivio comunale e dell'Archivio di Stato di Sondrio per trovare qualche notizia in più. +++++++++++++++++++ ….Da una consulenza storica richiesta da Ezio ( Méngu ) allo storico e professor Gianluigi Garbellini, che ringrazio cordialmente. Tirano: La fontana della "Maria Luisa"
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