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La “puzza“ delle pecore e il profumo di Vita

CULTURA E SPETTACOLO - 13 02 2021 - Ezio (Méngu)

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/Il pastore con il suo gregge e la puzza delle sue pecore
Il pastore con il suo gregge e la puzza delle sue pecore

Questi  tempi sono duri per i Sacerdoti e i Pastori che desiderano sentire la “ puzza “ delle loro pecorelle. Il  coronavirus si è messo di traverso. Domenica sera, alla S. Messa delle ore 18  ho assistito ad una intensa omelia. Tra l’altro mi è parso che il desiderio del Sacerdote fosse quello di sentire la “puzza“ (essere a loro molto vicini nella Vita e nelle tribolazioni) delle sue pecore.

 

Ebbene, mi sono guardato in giro per la chiesa e ho visto che le persone o “ pecorelle “ che assistevano alla funzione religiosa erano distanziate come da ordini ministeriali. Il sacerdote era l’unico che parlava senza mascherina, e a ragione,  poiché la sua distanza era notevole rispetto ai fedeli.  Non voglio assolutamente essere irriverente ma voglio esprimere un pensiero, giusto o non giusto,  consideratelo un amaro sfogo ! E’ stato un pensiero forte che durante l’omelia non sono riuscito ad affogare nel mio animo nemmeno con un  Padre Nostro. Ho pensato: “  Caro amico Sacerdote, per sentire la “ puzza “ delle pecore occorre essere vicini alle pecore, gomito a gomito, fiato a fiato e in ogni luogo.  Ora il Coronavirus si è messo di traverso a questo sano progetto  di  sentire “ la puzza “   delle pecore ( leggi fedeli ).

 

L’idea di sentire la “puzza” delle pecore è eccelsa, persino indicata da Papa Francesco che l’ha sollecitata ai suoi clerici. Probabilmente è un modo certo per capire e condividere le gioie e le tribolazioni  di questo periodo infame.  Allora,   Signore buono, perché hai permesso a questa pandemia di colpirci, noi che siamo tua immagine e somiglianza? Ora per pregare nella Tua casa dobbiamo portare la mascherina sul viso e distanziarci tra noi come appestati. I posti nella tua casa sono pochi e ben distanziati, era forse così quando insegnavi nelle sinagoghe tra i malati ? La nostra pazienza e lo sconforto assomigliano a quelli di Giobbe. Quando comanderai  che questa pandemia finisca?  O forse dobbiamo essere tutti vaccinati o avere l’immunità di gregge per stare tranquilli e affollati nella Tua casa ? Dobbiamo aspettare che la Scienza anticipi la Fede e la Speranza ? O forse la sostanza del Mondo è governata da leggi universali, non modificabili nemmeno con un miracolo?  

 

Con la pandemia di Coronavirus tanti cristiani si sono chiusi in se stessi. I figli stanno lontani dai loro padri, i nipoti dai nonni , intere famiglie si sono fisicamente disgregate per paura del contagio o magari prendendolo anche come scusa.  Persino i funerali sono all’insegna di pericolo di contagio con la disposizione di avere poche presenze. E’ terribile, anzi disumano, dover morire senza l’assistenza di un caro o di un sacerdote. Tu, o Signore, non avevi forse a conforto  ai  piedi della Croce Tua Madre e le due Marie ? “   Questo è il pensiero che mi è passato per la testa. Mi sono ripreso e inserito nella liturgia solo durante l’Eucarestia quando ho  visto una meravigliosa famigliola,  a lato e un poco isolata da me, con due bambini che in ginocchio pregavano. Quella famigliola mi è parsa segno di speranza e d’esempio per tutti noi che stavamo in piedi  diritti come corazzieri e ben mascherati, compreso il Sacerdote che desiderava sentire la “ puzza “ delle sue pecorelle. Io ho sentito il profumo di Vita  in quella famigliola.  

 

Ezio (Méngu)

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