La rivolta valtellinese del 19 luglio 1620
CULTURA E SPETTACOLO - 15 06 2020 - Ezio (Méngu)
Sono trascorsi quattro secoli da quei tragici fatti. Nelle quiete serate di maggio, tra lo svolozzare dei maggiolini intorno all’unico lampione innanzi alla “santella” , finita la tiritera degli “ ora proè” del rosario delle nonne, i vecchi si acquatavano presso il grande lastrone del lavatoio. Noi ragazzi in attesa delle loro storie ci siedevamo a cavalcioni a lato sul muro in pietra per sentire quei racconti. Una storia orribile era spesso sussurrata a voce sommessa sulla loro bocche. Era la storia del “ Sacro Macello “ e di un fatto orribile accaduto nella bella chiesetta di S. Maria, proprio in cima alla contrada e dopo quei fatti sconsacrata e demolita a fine ‘700. Così come i vecchi ci raccontavano quella storia con dovizie di particolari e nel loro dialetto non saprò mai farlo, però mi piace, ora essendo anch’io vecchio, raccontarla a mio modo , avendo in parte studiato le carte di quella vicenda. Mantenere il più possibile un approccio distaccato dai fatti di allora forse mi sarà impossibile e se, in buona fede, racconterò cose che possono apparire solo di mia opinione mi perdonerete sapendo che memmeno la Storia è in grado di scindere il torto e la ragione di quelle vicende. Dicevo: quattro secoli sono passati , ma nella gente e in alcuni storici appare una volontà di trovare uno spirito nuovo, un processo di rimozione, per sedare nei nostri animi l’orrore di quelle cupe vicende. Ora con animo non più alimentato da un confessionalismo esasperato forse possiamo riuscirci. Purtoppo anche al giorno d’oggi non è raro vedere che la religione è usata come “ Cavallo di Troia “ , per lotte politiche ed economiche, per gli interessi dei Potenti, per giustificare molte morti di innocenti.Già alcuni anni prima di quei tragici fatti del 1620 c’era stata una veloce diffusione in tutto l’arco centrale alpino del Protestantesimo. Questa dottrina aveva dilagato tra le nostre Valli senza essere troppo contrastata a causa di un clero Cattolico spesso tiepido e imbelle. I rapporti tra Cattolici e Protestanti nei territori soggetti alla Tre Leghe e in Valle divennero però ben preso conflittuali. I riformati ebbero fortuna e, per farsi amico il potere delle Tre Leghe, intere famiglie nobili Valtellinesi abbracciarono la Riforma. Tra queste le potenti famiglie dei Lazzaroni, i Paravicini, i Guarinoni, i Malacrida, l’Arciprete di Mazzo, i Piatti , i Marlianici, e molti altri ancora saltarono lesti sul carro dei Grigioni. Si stima che su 100.000 anime in Valle ben 4.000 voltarono le spalle al Cattolicesimo. Il malcontento per l’operato del governo Grigione si era diffuso in tutta la Valle, la corruzione dilagava, diritti e previlegi di potere erano fatti di ogni giorno e in più ora anche la religione divideva grandi famiglie. La Valtellina e la Rezia erano divise in due fazioni: gli Evangelici con la Francia e i Cattolici con la Spagna . Potenti personaggi quali Rodolfo Pianta erano con i Cattolici, Ercole Salis con gli Evangelici. Tra questi anche altri importanti personaggi valtellinesi voltarono le spalle all’ Austria e alla Spagna per avere protezione dai Francesi. Iniziarono così grandi discordie che coinvolsero le alleanze di Venezia con i Grigioni . Venezia non bandiva i riformatori Evangelici e, per di più, il Papa era contrrario alla libertà di coscienza. Quando il Conte di Fuentes costruì il Forte che chiamò in suo nome,annullando antichi patti per contrastare il passo verso il milanese di eserciti, iniziarono le grandi contese con i Grigioni... (continua) Questo è il racconto d’ una storia vera, mai dimenticata che in Tirano di bocca in bocca i nostri avi a testa china raccontavano con voce sommessa, triste e mai adirata. Sono un tiranese di vecchio stampo, per voi mi impegno, con approccio distaccato di raccontare la verità dei fatti. Di chi fu la colpa del massacro la storia non dà il segno. Forse la verità sta sovente nel mezzo dei due duellanti. Racconterò i fatti accaduti intorno al 1620 in Valtellina, è bene però che ognun si faccia studioso dei contendenti. Son ormai passati 400 anni da quei tragici e luttuosi eventi, in noi rimane di quel fatto trista memoria e gran sconcerto che si può risanare nei cuori con amichevoli sentimenti, poiché sì è ormai compreso che con gli occhiali deformati del confessionalismo, ogni ragion tra genti è gran guerra, fu così che iniziò una lotta inutile tra Cattolici e Riformati. Troppo spesso la Religione per i Potenti è caval di Troia. Per affari o ragion di stato si attizza il fuoco nella gente nulla vale il rimorso se mille o una persona solo muoia. Nuove dottrine si predicavano nella cristiana Valtellina, Il togliere santi e loro reliquie era lo scopo dei teologanti, innanzi ad un clero Cattolico spesso rozzo di dottrina. Cosicché i Riformati ebbero fortuna e senza troppa fatica molta gente ne seguì le orme. Molti divennero protestanti alcuni per riverenza, altri per farsi le Tre Leghe amica. Aver in Valle abbracciato la Riforma era fonte di previlegio, di cariche ed esenzioni. Molte nobili famiglie apostatarono e con loro molti del popolo senza lor pentimento e sfregio. Apostatarono i nobili Lazzaroni, i Paravicini, i Guarinoni i Malacrida, l’Arciprete di Mazzo, i Piatti , i Marlianici, e molti altri ancora saltarono lesti sul carro dei Grigioni. Su 100.000 cuori di Valle circa 4.000 optarono all’altra fede, in minor misura vi si accodavano altri sudditi nella Rezia, altri con cuor sincero abiurarono fors’anche in buona fede. Il contagio religioso si diffuse in tutta la valle e la Chiesa chiamò in soccorso il re Cattolico perché non si entrasse in aperta ribellione e dei Reti protestanti ci fosse la resa. Ma come si poteva operare bene in tutta la Valtellina quando i Grigioni dominatori eccedevano nel comando? La religione li divideva e anche il loro comando era rovina . Con i Principi, la Rezia si divise tra Evangelici e Cattolici in due fazioni: i primi alla Francia e gli altri con la Spagna , Rodolfo Pianta con i Cattolici, Ercole Salis con gli Evangelici. Non solo le due famiglie superbe diedero assai scompiglio, ma molta gente dei Grigioni ebbe in uggia Austria e Spagna, questi cercarono di avere dai Francesi protezione e consiglio. La Francia era esempio di forte governo e di gran potenza, i Grigioni fecero con Enrico IV una lega di offesa e di difesa ma per il conte di Fuentes quel patto fu una irriverenza. Non inghiottì il torto e minacciò i Grigioni come suoi nemici vedendo di malocchio l’alleanza di Venezia con i Grigioni, anche perché Venezia non bandiva i riformatori evangelici, anzi ostacolavano il Papa contrario alla libertà di coscienza. I Grigioni non si ravvidero e il Conte costruì un grande forte che chiamò a suo nome qual segno di superba potenza. Cosìcchè a causa di quel forte iniziarono discordie e contese. Tra il duca Francesco II Sforza e Grigioni c’era stato un patto: che a nessun esercito si concedesse il passo verso il Milanese. Questi fatti inquietarono l’animo dei Potenti e dei loro sudditi, così i Grigioni rafforzavano le loro guarnigioni in Valtellina poiché correva voce di tumulti e l’arrivo di sanguinosi eserciti. Il perché ora mi piace raccontare con grande dovizia di fatti: già da molto tempo in Valle i signori Grigioni comandavano con arroganza non mantenendo parola e fede agli antichi patti, di Ezio ( Méngu )- parte 1 di 5, continua…
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