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Seconda parte della "Rivoluzione Valtellinese"

CULTURA E SPETTACOLO - 22 06 2020 - Ezio (Méngu)

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/Stampa tratta dal libro “Il Sacro Macello della Valtellina” di Cesare Cantù
Stampa tratta dal libro “Il Sacro Macello della Valtellina” di Cesare Cantù

Come si poteva sperare che le cose andassero bene in Valle se il governo Grigione era venuto come alleato e poi non aveva mantenuto le promesse? La religione e la politica dividevano le genti, perdipiù non era raro il caso che i Cattolici subissero sberleffi da parte dei Riformati. Come accade da che mondo è mondo, chi comanda ha il coltello dalla parte del manico e “l’asino si lega dove vuole il padrone”. Tra i Valtellinesi v’erano persone di buon cuore che sopportavano ingiustizie nel segno di una religione dove il “ buon comando” insegna a sopportare anche le pene, detestando l’uso della violenza fisica e verbale . Molti Cattolici interrogavano i Protestanti quando imponevano loro cose ingiuste, ma chi comanda, per natura, è male avvezzo a sentir il lamento e a concedere la supplica. Fu così che tra incomprensioni reciproche nella gente di Valtellina si destò il malcontento. Tra i tanti che scrissero i fatti storici della rivolta di valle vi fu Cesare Cantù che diede titolo al suo libro: “ Il Sacro Macello di Valtellina “, creando non poca polemica nell’arcivescovado di Milano e sul giorrnale diocesiano. Era parso che con quel nome di “ Sacro Macello “si volesse raccontare non la carità, ma una vendetta eccessiva tale da indisporre qualsiasi persona a un giudizio sereno dei fatti. Alcuni Ecclesiastici affermavano che da buon cattolico il Cantù poteva, anzi sarebbe stato più opportuno, per quel fatto storico parlare di “ Rivoluzione o Rivolta Valtellinese “ ma il titolo della sua opera entrò ben presto in uso comune e permane sino ai giorni nostri. Appare verosimile che a quel tempo la Valtellina fosse privata della libertà, ma il Governo Grigione fu più democratico di tanti Paesi dell’ Europa di allora. In Valle, ogni paese , ogni parocchia aveva conservato diritti e previlegi, ma occorreva , come scrive il Cantù “ ungere le girelle perché i Grigioni corressero “.

 

Questo male è fin troppo comune anche ai giorni nostri in varie Nazioni del Mondo. La fame e la miseria prevalevano su gran parte della Valtellina e fu una buona occasione, per il popolo, liberarsi della corruzione usando la “ ragion di Fede “. Cosicchè il malcontento dilagò e i mugugni verso le Tre leghe erano all’ordine del giorno. Le promesse di essere buoni e leali che i Confederati avevano fatto presso Truns , sotto il grande acero, pian piano andavano svanendo. Da parte delle Tre Leghe si tirò troppo la corda e la corda si stroncò e , proprio in Tirano vi fu la scintilla che incendiò la Valle. I Valtellinesi, popolo poco incline alla ribellione, amavavano starsene quieti , lavorare i loro campi, abitare le loro baite, nei loro maggenghi e ringraziare il Dio Cattolico per la protezione della loro salute e il loro lavoro. L’avere la Rezia imposto che in alcune chiese in Valle si tenesse anche il culto Riformato, era parso una prepotenza intollerabile. A Boalzo era sorta una chiesa Riformata, e recenti dissapori con i Cattolici erano venuti al pettine. I riformati ricordarono la vendetta dei Tiranesi quando ammazzarono un Riformato e un predicatore di Brusio fece appena in tempo a scappare. Aggiunsero anche il fatto scellerato che successe presso Albosaggia quando Scipione Calandrino, il gran predicatore che sul pulpito fu assalito da armati cattolici. I Cattolici, con pari rancore ricordarono come fu rapito e ucciso sotto tortura il presbitero Nicolò Rusca a Thusis. Insomma tra le due fazioni scaturì un gran dibattere sulle ingiustizie e sui fatti violenti avvenuti, ognun portando le proprie ragioni con quell’astio che spesso contraddistingue chi vuole prevalere anche per interessi e fatti politici celati. Nel frattempo alcuni valligiani cattolici che erano stati cacciati dalla Valle, usando a loro vantaggio le dette questioni, soffiarono sul fuoco attendendo il tempo della loro vendetta …(continua)

 

 

 

Quelli che erano venuti come alleati diventarono lupi affamati.

I Cattolici erano perseguitati per le cose della loro religione,

sberleffi, persecuzioni, insulti ai sacerdoti fecero i Riformati.

 

Sotto quella persecuzione i Grigioni dicevano sghignazzando:

“ Tu puoi credere quel che ti pare vero e quel che ti conviene,

però tu devi sempre fare tutto ciò che io ben ti comando “.

 

Tra i fedeli Cattolici non mancavano uomini di gran cuore,

che con vigore e temperanza protestavano per le ingiustizie

dicendo :” il nostro Dio non vuole contese, ma vuole amore,

 

o voi che ci dite che la nostra fede è soggetta a errore

siete voi di origine divina per discernere il giusto dal falso

e voler con rabbia anticristiana puntare il dito accusatore?

 

Un Cattolico alzò dunque la voce ad un Riformato impertinente

dicendo: “Voi che predicate amore di Patria e buon comando

in Valtellina avete sparso del nostro sangue innocente.”

 

Per sua grande disgrazia e sventura futura rimbeccò quello

“ Siete sudditi, il giusto comando ora è in mano nostra “.

Disgraziato ! Egli fu uno dei morti in quel “ sacro Macello”.

 

Così Cesare Cantù chiamò l’orribile fatto in un sincero racconto,

ma nulla di sacro vi fu in quella lotta crudele e mal condotta.

Conviene dar titolo di “ Rivolta Valtellinese” a quello scontro.

 

Non fu principalmente per ragion di Fede ma quello di interessi

nella Valtellina privata della libertà, soggetta alla fame e miseria

e in balia di un popolo straniero che del male faceva eccessi.

 

Ma se tutti i Cristiani mai non debbono ricorrere alla violenza,

il solo porgere l’altra guancia è compito e virtù solo dei Santi,

un popolo fiero talvolta non intende fare quella penitenza.

 

 

Fu così che a furia di tirar la corda, la corda di botto si stroncò

in un mattino del 19 di luglio del 1620 nel borgo di Tirano

vi fu una scintilla che in un baleno l’inquieta valle incendiò.

 

Cos’era successo nella terra di Valtellina, terra di buoni vini

di verdi pascoli, di storia e gran rapine d’eserciti di passaggio,

popolo fiero, assai calmo e per guerre ingiuste poco inclini

 

per imbracciar le armi e iniziar lotta con fatti orribili e ripugnanti?

Perché osarono i Grigioni in ogni dove insultare i Cattolici

e di ogni loro lamento facevano beffe come fossero briganti ?

 

I sudditi in Valle vivevano timorosi e i loro Padroni non da meno,

un astio, come una cappa di piombo, incombeva ogni giorno

tra Grigioni e Valtellinesi. L’aria era pregnante di quel veleno.

 

Povera Valle ! La gente temeva meno una frana che quell’ora

della vendetta. Il sangue sarebbe sgorgato anche dai parenti

difensori dell’altra sponda in quel mattino fosco e all’aurora.

 

Misera Valle ! Ognun ora ricordava quel momento scellerato,

il voler dei Reti una chiesa evangelica per il lor culto a Boalzo

per i Cattolici di Valle quel fatto imposto mai fu accettato.

 

E non fu mai, il presbitero italiano Nicolò Rusca, dimenticato.

Egli fu preso di mira come gran turbatore del credo Evangelico

e a Thusis sotto gran tortura fu miseramente assassinato.

 

Neppur gli evangelici furono contenti quando per vendetta

di Biagio Piatti, i Cattolici ammazzarono un loro evangelico

in Tirano e dopo il fatto il predicante di Brusio scappò in fretta.

 

E nemmeno quando Scipione Calandrino, il gran predicatore

che sulla bigoncia presso Albosaggia fu assalito da armati.

Di certo per i Protestanti in quel tempo non v’era alcun amore.

 

I Cattolici, per grazia del Papa avevano la loro consolazione,

li esortava a pazientare, ma la pazienza in Valle era finita.

Mercanti e fior di intellettuali eretici giungevano da ogni nazione,

 

e con buon viso accolti dai Grigioni. Alcuni cattolici fuorusciti

perché cacciati dai Grigioni, con maestria di parole forti

gridavano: “Orsù, cacciate l’oppressore, sono dei banditi ! “

 

di Ezio (Méngu) - parte 2 di 5, continua…

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