Quarte parte della "Rivoluzione Valtellinese"
CULTURA E SPETTACOLO - 06 07 2020 - Ezio (Méngu)
I Rivoltosi continuarono dicendo con fierezza: ”con la nostra ribellione daremo l’esempio ai cento milioni di Cattolici in Europa , faremo noi da guida per la difesa della Giustizia, della Patria e della Religione poiché di queste cose molti Paesi ne hanno fatto scempio. Da parte nostra abbiamo anche il Papa e la Spagna e tra i Grigioni vi è discordia. Questa è una buona occasione per rivoltarci”. Uno di loro alzò la voce e disse:” Piuttosto di patire è meglio morire !” Nel sentire queste cose, tra uno scrosciare di applausi, il Robustelli con voce suadente disse che non solo il Papa e la Spagna erano con loro, ma faceva gran conto dell’armi dei Planta . Con gran giubilo il Robustelli fu portato in spalla nel cortile della sua casa. Un’ altra voce fiera rimbombò tra le mura e fu quella del dott. Vincenzo Venosta, uomo d’un pezzo e male avvezzo ai compromessi e disse: “ Si sfoderi la spada, occorre salvare i nostri diritti e la nostra Religione, non lasciamo fare a loro la prima mossa, inseguiamoli , cacciamoli da ogni contrada . A noi i fatti. Se ancora li lasciamo fare ci porteranno gran danno. Se li uccidiamo ne parlerà il Mondo intero, poi tutto si cheterà e i nostri posteri capiranno il motivo di questa feroce azione. Il Robustelli sia la guida della nostra rivolta poiché nell’arte della guerra è un dotto. “ . Ma con l’arte della guerra, per condurre buone battaglie ci vogliono il danaro e buone alleanze. I soldati, i mercenari vanno pagati e pagati bene per combattere. Subito il capitano Guicciardi di Ponte fu mandato a Milano in cerca di Ducati e alleanze. Fu informato della congiura anche il Cardinale Federico Borromeo, il duca di Feria e altri potenti nobili del governo milanese. Già i Pianta dal Tirolo e il Giojero dalla Mensolina si erano mossi in armi , pronti a conquistare la Resia e in Valle erano arrivate alcune truppe dal Milanese; la cosa fu mal organizzata e il Giojero scendendo dal Reno fu respinto. Ci fu grande scompiglio tra gli alleati che premevano in armi per conquistare la Valle. Il Parravicino dal Terziere Inferiore mandò quaranta uomini armati a Tirano , mentre il Robustelli, il Venosta preparavano la Rivolta… ( Continua ) Abbiamo dalla nostra parte il Papa e la Spagna che ci appoggia, la discordia nei Grigioni è per noi grande e utile vantaggio, questa è una buona occasione che tanto a noi avvantaggia. Nessun sfugga da questa occasione, chi non vuole perire ascolti la voce del soggiogato che la innalza per Giustizia e dice:” Piuttosto di patire e tremar di paura, meglio morire ! “ E se moriremo per questa giusta causa per noi sarà onore, una gloria per la nostra Patria, e se la Valle sarà dunque libera dai Grigioni, sarà stato a causa del nostro grande amore “ . Al sentir questi ragionamenti Giacomo Robustelli si alzò fiero e dal suo scranno, con i più violenti fece subito un si d’accenno, e con unanime giubilo la gente portò in spalla il guerriero. Il Robustelli poi con voce suadente tra lo scrosciare di battimani disse che faceva gran conto dell’armi e l’ appoggio dei Planata e sperava l’aiuto dei Grigioni cattolici e dei loro capitani. Ma come operare per iniziare l’ impresa della Ribellione? Prendere subito le armi alcuni dicevano! Altri nicchiavano ! In armi, in armi s’alzò e disse un nobile con far da leone. Quell’era il dott. Vincenzo Venosta, uomo tutto d’un pezzo, fiero Valtellinese, animo schietto e senza tentennamenti, e che il sopportare il comando dei Grigioni era male avvezzo. Il Venosta gridò : “Clemenza ? Mai più! Si sfoderi la spada ! Occorre salvare la Patria , i nostri diritti e la Religione ! Orsù, cerchiamoli, inseguiamoli, cacciamoli da ogni contrada. Non sono forse coloro che uccisero il Rusca e Biagio Piatti? Sono quelli che congiurarono di scannare trecento Cattolici ! Agiamo, non lasciamo fare a lor la prima mossa. A noi i fatti ! Se li lasciamo vivi continueranno a farci male e gran danno, se li uccidiamo ne parlerà il mondo intero, e poi la memoria andrà perduta e della vendetta i nostri posteri capiranno. “ Queste parole infiammarono gli animi e in un solo botto tutti si alzarono e gridarono :” Robustelli sia la nostra guida perché d’armi, di comando e di strategia di guerra è un dotto.” Ma per vincere la battaglia occorre aver sempre buoni alleati : fu così che il capitan Guicciardo di Ponte fu in fretta mandato nel milanese per aver esuli, uomini d’armi e anche molti ducati. Fu intanto informato il Cardinal Federico Borromeo dell’intento, il duca di Feria e altri potenti Nobili del governo milanese, poiché in Valle già si pensava alla data dell’accadimento. I Planata dal Tirolo, il Gioverò dalla Mensolina erano già pronti a conquistar la Resia, e in Valle anche le truppe dal milanese. Però Il Gioverò, scendendo in val di Reno fece mal i suoi conti e dai Grigioni fu respinto. Ma se fu scompiglio tra gli alleati, in Valle i congiurati Valtellinesi erano già pronti e in armi. Il Robustelli da Grosotto a Tirano era sceso a cercare armati. Nella casa di Tirano del Venosta decisero la strategia da fare poiché i Grigioni ora sapevano della loro trama presidiando le loro fortificazioni perché nessun altro si potesse armare. Chi aveva tradito e rivelato ai Grigioni la data della trama ? Forse la lettera del Venosta mandata a Morbegno con un corriere del Venosta al Parravicino uomo di chiara fama ? Furono chiuse tutte le vie all’uscita della Valle e dei confini. I Grigioni con i loro soldati giravano origliando in ogni dove. Erano sott’occhio i Nobili di Valtellina a quella rivolta inclini. Che fare dunque? I nobili fuggire fuori Valle. o per primi colpire? Si sa che il primo colpo se ben assestato dà un gran vantaggio. Lo sapeva il Robustelli che disse:” Fuggire ? Meglio morire !” Nel terziere superiore i più erano Cattolici e i Grigioni tollerati, dunque la strage dei Grigioni si doveva iniziare a Tirano. Dal terziere inferiore il Parravicino mandò 40 uomini armati. di Ezio (Méngu) - parte 4 di 5, continua…
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