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Terza parte della "Rivoluzione Valtellinese"

CULTURA E SPETTACOLO - 29 06 2020 - Ezio (Méngu)

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/rivolta valtellinese
Stampa tratta dal libro “Il Sacro Macello della Valtellina” di Cesare Cantù

Tra le persone che erano state cacciate dalla Valle poiché in disaccordo con la politica delle Tre Leghe, vi fu Giacomo Robustelli, di nobile famiglia di Grosotto a servizio nell’esercito di Carlo Emanuele di Savoia che per meriti fu fatto Cavaliere di Croce dei ss. Maurizio e Lazzaro. Il Robustelli aveva fatto solenne giuramento di liberare la Valtellina dal dominio Grigione. Se ne era andato da Grosotto con sdegno, ma il suo paese l’aveva sempre nel cuore e il suo sangue ribolliva nel ricordare l’uccisione del Rusca . Intanto l’aria in Valle era pregna di vendetta. Cattolici e Protestanti erano via via sempre più in disaccordo, i Grigioni pensavano ai propri beni e il popolo ai torti subiti e alla sua miseria. Si sa che per capovolgere una situazione a proprio vantaggio occorre che la gente sia unita nell’intento e che al comando dei rivoltosi si ponga uno che di armi è del mestiere . Il Robustelli di Grosotto, uomo d’armi, questo ben lo sapeva e aspettava il momento propizio per l’azione. Da esiliato continuò a tessere la tela della rivolta. Fece accordi di alleanza con i Pianta anche loro perseguitati dalle Tre Leghe. I Grigioni dovevano dunque essere cacciati dalla Valtellina. E’ difficile tener celato una tresca, così vi fu uno che tradì o forse ad arte aizzò il fuoco e rivelò ai Grigioni la congiura. Parve giusto ai Grigioni il diritto di opporsi poiché avevano molti beni in Valle e a loro volta congiurarono di assassinare i rivoltosi Valtellinesi.

 

I Grigioni fecero i loro conti. Con l’eliminazione fisica di non più di trecento rivoltosi valtellinesi la questione si sarebbe sedata in Valle, tra questi v’erano dei nobili, preti, abati e molti ispanizzanti. La cosa si sarebbe dovuta fare in tempi brevi poiché già in tutta Europa spirava un’ aria di sommosse e di rivoluzione. I popoli della Germania si preparavano ad una guerra che sarebbe durata trent’ anni. La Francia era stremata da guerre terribili. L’Olanda era in disaccordo con la Spagna. Giacomo Robustelli aveva ben presente la situazione in Valle e pensò che fosse il momento di aizzare il fuoco. Lo fece quando venne a sapere che i Grigioni avevano messo in campo la loro congiura. In Valle però vi erano anche uomini d’animo quieto, timorosi che una sommossa per scacciare i Grigioni, avrebbe portato guai peggiori. Alcune anime quiete consigliarono di pazientare, che le questioni si sarebbe risolte trattando, che sempre i conflitti portano morti e sventure e alla fin fine vanno sempre a vantaggio dei potenti e che il popolo spesso ne subisce le conseguenze più gravi. Giacomo Robustelli, seppe ben condurre dalla sua parte i nobili e i fuorusciti di Valle, fece in modo di far valere delle buone ragioni per innescare la rivolta. Nella sua casa di Grosotto convocò gli amici che serbavano un antico rancore verso i Grigioni .Vi fu un gran discorrere e i più gagliardi dissero: “ siamo disprezzati, il misero invoca il pane per i suoi figli cosa aspettiamo a difendere la nostra Patria ? Orsù è ora di ribellarci, scacciamoli prima che loro stessi ci uccidano. Più di centomila anime in Valle aspettano il momento e a noi una misera pace non conviene, questo è il momento di metterli sotto il nostro tiro….”. ( continua )

 

Tra questi alfieri della causa Valtellinese, si udì la gran voce

d’un uomo d’armi, di splendida aura tra i suoi fedeli soldati,

servendo Carlo Emanuele di Savoia e fatto cavalier di Croce

 

dei ss. Maurizio e Lazzaro e di quei Santi volle portar l’onore

per un gran giuramento di servir e liberar la sua Patria

di Valtellina. Fu fuggiasco sì, ma di Grosotto pieno d’amore.

 

In cuor suo il sangue del Rusca gridava vendetta. In ogni calle

si doveva quindi affrettare quel tempo e la spada lui faceva

roteare nell’aria pensando al giorno del suo ritorno in Valle.

 

Ai dominanti Grigioni giungevano all’orecchio quelle voci forti

della vendetta, già l’occhio era sanguigno tra i signor Grigioni,

loro pensavano solo ai propri beni e il popolo pensava ai torti

 

che i Grigioni avevano inflitto e loro pazienti avevano tollerati.

Ma si sa che la lotta armata non è fatta di grandi straccioni,

per vincere occorre avere capi d’armi ed essere sempre guidati,

 

Il Robustelli, brigò alleanze con i Planata pur loro perseguitati,

e perseguitato lui stesso. Da lontano tramò e tesse la gran tela

perché con armi i Grigioni dalla Valtellina fossero cacciati.

 

Ci fu chi soffiò sul fuoco o qualche traditore rivelò quel baccano.

i Riformati vennero a sapere della congiura e con ardita mossa

giurarono di fare dei cattolici in Valtellina un vespro Siciliano.

 

Con la morte di trecento persone influenti la cosa si ritiene fatta!

Dissero i congiurati Grigioni, “ se non tagliamo immediatamente

ai Valtellinesi le loro gambe, subiremo presto la nostra disfatta.

 

Orsù veloci, agiamo finché il ferro è caldo, tronchiamo la testa

al Vescovo, agli abati, ai prelati, agli ispanizzanti, a tutti i nostri

avversari. Su presto facciamogli la meritata e sanguinosa festa.”

 

Chi soffiò sul fuoco con i Grigioni fu forse un fanatico che volle

aizzare i Cattolici e preparare in tal modo il desiderato scontro

tra Grigioni e Valtellinesi. Forse fu l’idea di un fuoriuscito folle?

 

Del fatto si parlò anche in una lettera che ordinasse la congiura

dei Grigioni in Valle, ma mai si seppe il nome di chi l’aveva critta.

Fu forse il voler dare ai Valtellinesi la scossa d’una ubriacatura ?

 

Era tempo di Rivoluzione e di gran sommosse in tutta Europa.

La Francia dopo guerre terribili desiderava un poco di tregua.

L’Olanda dalla Spagna voleva per motivi religiosi far scopa.

 

 

La Boemia faceva guerra all’imperatore. I popoli di Germania

si preparavano per la guerra che chiamarono poi dei Trent’anni,

e i signor Grigioni seminavano in tutta la Valtellina gran zizzania.

 

Ecco apparir il cavalier fiero dei Santi Maurizio e Lazzaro

di nome Giacomo Robustelli che riunì nella propria casa

a Grosotto alcuni Valtellinesi e fuoriusciti di valle di spirito altero

 

spiegando a tutti loro i gravi pericoli per la loro Patria e religione.

Vi un gran discorrere. C’era chi diceva di voler ancor pazientare,

e di dover tollerare la superbia dei Grigioni e portar santa ragione.

 

Chi diceva che la rivoluzione porta sempre lutti e fatti assai tristi,

chi ricordava che il sangue va sempre a favore dei Potenti

e che, a rivoluzione finita, il vantaggio va spesso ai più egoisti.

 

Chi diceva che a parole sono tutti buoni in ogni rivoluzione

e poi a azione in corso ognun svincola secondo i loro interessi,

e chi si è messo in guerra resta solo come un gran coglione.

 

I più gagliardi al sentir i dubbiosi parlar in tal modo risposero:

“A noi Valtellinesi non basta questa sofferenza ? Non vi basta

essere stati disprezzati e umiliati ? Non ascoltate il misero

 

che invoca pane per i suoi figli e giustizia per i suoi beni ?

Cosa direbbero i nostri padri, loro che ci hanno insegnato

a difendere la nostra Patria ? Orsù, subito spacchiamo le reni

 

ai Grigioni. I 100.000 cattolici tra le fonti dell’’Adda e del Liro

aspettano il momento. Una misera pace a noi non conviene,

questo è il buon momento per metterli sotto il nostro tiro.

 

Per i cento milioni di cattolici in Europa sarà un ’esempio,

noi faremo da guida per amor di Giustizia, Patria e Religione

e di queste tre sante virtù mai più nessuno osi far scempio.

 

di Ezio (Méngu) - parte 3 di 5, continua…

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