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Pédru, il divin suonatore di fisarmonica

CULTURA E SPETTACOLO - 18 09 2023 - Ezio (Méngu)

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/suonatore di fisarmonica

L’uomo che suonava divinamente la fisarmonica ad occhi chiusi si chiamava Pédru  Pietro); ometterò il suo cognome perché questa storia potrebbe sembrare irriverente.

Per far capire il suo carattere goliardico e allegro dirò che era discendente di quel tiranese di via S. Maria chiamato Dumenàch (Domenico), classe 1758 , che per primo osò chiamare “züchìn “ quelli della “Eccelsia Superiorità“ o “Tre Leghe” che criticavano il chiscöl  perché troppo pesante da digerire.  

Pietro morì negli anni ’50, ma i Tiranesi più anziani ancora lo ricordano quando suonava la fisarmonica all’antica osteria vicino alla fontana vecchia, ( büi vècc ) ora purtroppo scomparsa.

 

Costui era un tipo allegro per natura, sempre gioviale e pronto alle adunate di polenta, salsiccia e vino. Non mancava mai per la gente bisognosa di allegria .

Chiamavano il brav’uomo che arrivava con la sua inseparabile bicicletta “Bianchi “ di color nero e con la sua fisarmonica caricata sul manubrio.

La sua paga era in calici di vino rosso del “ mazzacavàl “.All’osteria si adagiava sulla grande panca del tavolone nero pregno d’odor di grappa che v’era accanto al bancone della mescita del vino.

Con fare religioso e da gran vecchio si aggiustava la fisarmonica sulla pancia e subito l’oste gli portava il mezzo litro di vino rosso.

Dopo aver attinto i baffi nella caraffa, senza dir parola, iniziava a suonare la fisarmonica.

Quel suono di fisarmonica era come la luce d’un lampione per i maggiolini del mese di maggio. La gente diceva: ascoltate, Pietro suona la fisarmonica all’osteria.

Persino le massaie della contrada Trivigno e Porta Milanese aprivano le finestre nelle corti per sentirlo suonare.

 

I suoi amici entrando all’osteria passavano al banco a comandare il calice di rosso e si facevano dare il mazzo di carte.

Con un cenno di capo salutavano Pédru e lui rispondeva con gli occhi allargando la fisarmonica. Il vecchio Pédru non smetteva mai di suonare nemmeno per bere. Beveva alzando il “mez “ con la mano sinistra come fosse un ostensorio. Lo faceva roteare in aria per far capire agli amici che dovevano bere anche loro e con l’altra mano suonava tra le voci degli avventori alterate dal vino.

Suonava la fisarmonica da dio ! Raccontano che a mezza settimana andava alla stazione del Bernina elegante come un damerino. Aspettava il “ tram “ delle dieci carico di turisti e prima che scendessero iniziava a suonare.

I turisti, come ammaliati da una sirena, di colpo gli facevano corona.

Sempre suonando, li trascinava come serpenti a sonagli sino all’osteria e lì seduti nel bancone,“ i züchin “, come li chiamava affettuosamente lui , iniziavano allegramente ad assaggiare il nostro buon vino.

 

Fu in una di queste sere che, dopo avere portato e ipnotizzato i passeggeri di una intera carrozza del treno del Bernina con la sua fisarmonica suonò senza sosta ad occhi chiusi fino alle due del mattino.

Arrivò l’orario per la chiusura dell’osteria. Il vecchio Pédru suonava a occhi chiusi e sembrava russasse.

Mentre ancora il suo piede batteva il tempo, i suoi amici e i clienti dell’osteria dolcemente gli levarono la fisarmonica dalle braccia e la posarono accanto sul tavolo.

Lui non si accorse di nulla.Le sue mani continuarono nervosamente a schiacciare bottoni della fisarmonica che non però abbracciava , le sue braccia si stringevano e si allargavano a mantice.

 

Nessuno osò svegliarlo e tutti se ne andarono a dormire.

Al mattino, il gestore lo trovò che ancora volteggiava con le braccia, muoveva le mani e le dita come se stesse suonando e decise di svegliarlo. Il vecchio Pédru aprì gli occhi e si ritrovò a braccia aperte. Fece un lungo sbadiglio poi trasse l’orologio dal taschino del suo giubbotto. Assonnato guardò l’ora e disse: diavolo, sono già arrivate le nove del mattino ed è ora di far colazione!

L’oste gli portò la sua solita grappa corretta con caffè nero .

Poi con calma, senza dire altro, prese la fisarmonica dal tavolo, se la caricò sulla spalla e si avviò verso la sua bicicletta nera appoggiata al muro all’ingresso dell’osteria.

Mise sul manubrio la fisarmonica e spingendo la bicicletta tornò in contrada S. Maria dove abitava. Prima di scomparire gridò all’oste : ci vediamo questa sera !

Nessuno osò digli che la sera prima aveva suonato la fisarmonica nel sonno, ma la notizia si diffuse in tutta Tirano.

 

Ezio (Méngu)

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