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Usiamo anche la "motopeduzzi"

CULTURA E SPETTACOLO - 29 07 2024 - Ezio (Méngu)

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/Sentieri e boschi dimenticati
Sentieri e boschi dimenticati (foto Méngu)

Quando siete sereni e non avete nessun pensiero, e questo “bailamme“ di Mondo vi turba, prendete ciò che Dio vi ha donato, cioè la vostra ”motopeduzzi” (le vostre gambe ) per condurvi nel boschi e tra i sentieri dimenticati. Posate i vostri passi sui sassi delle mulattiere lisciati dalle “ priale “ e dagli zoccoli dei cavalli che trascinavano carichi di legname o il fieno dai maggenghi sino al piano.

 

Quando sarete stanchi di questo felice e lento andare, sedetevi sopra una pietra di un muretto e ammirate il sentiero e il bosco che vi è intorno. Vi passerà il fiatone e una dolce quiete vi possederà.  E’ quella calma, è quel lieto vivere che si prova solo dopo aver confessato i nostri peccati, sicuri di essere divenuti in corpo e anima puliti come fanciulli. E’ la calma che dona il bosco con la sua semplicità, che nulla chiede e cresce silenzioso e rigoglioso però desidera essere amato e curato. Il bosco è la casa di molte bestiole  spesso dimenticate, anzi quasi sconosciute ai nostri bambini e il vederli è per loro grande gioia.

 

Il bosco ci parla con il canto degli uccelli quasi invisibili tra il fogliame, il fruscio delle ramaglie e il volteggiare delle foglie mosse dalla brezza. Non solo, guardando le pietre coperte dal muschio sentirete la voce dei nostri vecchi che sussurra : “figlioli miei perché avete dimenticato la cura del bosco, lo sfalcio dei nostri pascoli che era luogo di suoni di campanacci e di campanelli delle capre tra il belato di pecore felici e satolle?

 

Perché avete dimenticato il ricordo dei mille sentieri che nei boschi conducevano alle nostre baite e l’attesa in baita dei papà che, con la loro rodata ” motopeduzzi”,  a fine lavoro, dal piano salivano in baita portando  viveri, e dopo aver goduto la frescura della notte al mattino presto scendevano al piano?”.

 

Ora, cari giovani, sfrecciate su piste ciclabili come moscerini , le vostre gambe girano come mulinelli e il vostro vanto è quello di aver macinato  decine di chilometri. Tranquilli, osanna a questo , ma non trascurate il passeggiare tra ombrosi sentieri da riscoprire tra il fogliame e ramaglie.

 

E a voi Amministratori e Enti vari, vada l’encomio per il successo d’avere frotte di turisti di ogni nazionalità che visitano la nostra cittadina abduana, quello di avere sature di forestieri le stanze di B&B, di alberghi, di ristoranti, di pizzerie, e di programmare prestigiosi eventi musicali e solenni intrattenimenti serali. Ora, con il vostro poderoso  impegno lavorativo, cercate di innalzare la bandiera del trionfo anche per la montagna. Cercate di far conoscere i nostri monti , le nostre borgate , i nostri boschi e sentieri, ciò che profuma di fatiche antiche. Facendo così ameremo la montagna e ne avremo la massima cura.

 

‘L busch ‘ncantàa

Ilò tacàa ala Vòlta del Pèrsech,

fo sùta i pràa del Méngu  

‘l gh’è ‘n busch piée de ram sèch.

 

‘L par de èss ‘n de ‘n buch ‘ncantàa,

i pin e i làres i gh’à i ravìs cùma bis,

tüt al tas e ‘l par tüt desmentegàa.

 

Aprüf a ‘na müràca ‘l gh’éra de unòrum

‘n sentée quarciàa de falècc e müs’cc

e ilò antùran al par che tüt al dòrum.

 

Gliò ‘l pàsa ‘n bòcia cun rutsàch e scarpùn

‘n del sentée del busch che ‘l dòrum

e ‘l sént ‘’na us e ‘n sun de sampùgn.

 

Dis la us che vée de suta ‘l falècc:

“bòcia car, fèrmat ‘n pit che völi cüntat

quàndu de chilò i pasàva i voss vècc.

 

Uramài l’è cént agn che nigügn ma pü pèsta,

mì sòo ‘l sentée che par agn e agn

u fàcc pasà i töö avv par i munt ‘n fèsta.

 

Adès tüti li nocc mì lüci e usi disperàa:

ràis, um, fèmni dè Tiràn

pasìi amò dè chilò, ma sènti abandunàa,

 

va faròo scultà la us dei voss vècc,

apéna chilò ‘n del busch truarìi la pas,

mì va faròo pusà sü ‘l lècc de falècc. »

 

Il bosco incantato

Vicino alla Curva del Pèrsech,

 sotto i prati del Méngu ,

c’è un bosco pieno di rami secchi.

 

Sembra d’essere in un bosco incantato,

gli abeti e i larici hanno le radici come serpenti,

tutto tace e tutto sembra dimenticato.

 

Presso un muro di pietra c’èra da molto tempo

un sentiero coperto da fogliame e muschio

e lì intorno sembra che tutto dorma.

 

Passa di lì un ragazzo con lo zaino e scarponi

nel sentiero del bosco che dorme

e sente una voce e un suono di zampogne.

 

Dice la voce che viene da sotto il fogliame:

“ragazzo caro, fermati un po’che ti voglio raccontare

quando da qui passavano i vostri avi.

 

Ormai sono cento anni che nessuno più mi calpesta,

io sono il sentiero che per anni e anni

ho fatto transitare i tuoi avi verso gli alpeggi in festa.

 

Ora tutte le notti io piango e grido disperato:

ragazzi, uomini, donne di Tirano

passate ancora qui, mi sento abbandonato,

 

vi farò ascoltare la voce dei vostri avi,

solo qui in questo bosco troverete la pace,

io vi farò riposare sul letto di fogliame.”!

 

Méngu

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