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Per quel giorno i Cattolici e Protestanti si diedero la mano

CULTURA E SPETTACOLO - 12 10 2020 - Ezio (Méngu)

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/La visita di S. Carlo Borromeo dipinta da Antonio Caimi sulla facciata di Palazzo Torelli in Tirano
La visita di S. Carlo Borromeo dipinta da Antonio Caimi sulla facciata di Palazzo Torelli in Tirano

Traggo, dal chiaro articolo di Ivan Bormolini dal titolo “ Quei futuri Papi in Santuario e altri visitatori “ pubblicato di recente sul giornale Intorno Tirano, lo spunto  per ricordare, in prosa e a modo mio, la visita di Carlo Borromeo alla Basilica di Madonna di Tirano.  Quella visita fu ritenuta dai tiranesi un grande avvenimento e come ricorda l’amico Ivan potete vedere ancora oggi l’avvenimento in un bell’ affresco sulla facciata di Palazzo Torelli in Tirano. Anche allora,  come leggerete sotto ,  tra Cattolici e Protestanti non c’era grande simpatia, ma in quel giorno della visita di S. Carlo Borromeo fu tutto diverso. Ora noi, fervidi cultori storici  del terzo millennio, dopo i 400 anni dal cruento fatto denominato “ Sacro Macello di Valtellina “ non abbiamo un monumento in cui  ricordare quel drammatico fatto . Leggo nel blog del signor Antonio Folini parole che intendo condividere e che mi piace riportare: “ Questa ricorrenza  dovrebbe essere un’occasione in cui porgere cristiane e dovute scuse alla comunità riformata che ancora vive nei vicini Grigioni, appena oltre il confine . Invece da parte cattolica, con la complicità dei politici locali, si è preferito continuare a ignorare e minimizzare questo importante avvenimento. In un momento storico in cui l’intolleranza religiosa continua a fomentare guerre e stragi in tutto il mondo, avremmo tratto beneficio da un gesto di umiltà e di accettazione delle proprie responsabilità  Evidentemente, 400 anni non sono bastati a cambiare la cultura di questa valle. “ Da parte mia aggiungo : si è tenuto in Tirano un interessante convegno sulla “ Rivoluzione Valtellinese del 19 luglio 1620 “, ma sono parole che passano e volano. Non si è però mostrato interesse, pur sollecitando l’attenzione di alcuni membri della Amministrazione tiranese, a  un pregevole lavoro che l’artista Michelino Falciani ha preparato sin dai primo mesi di quest’anno. Il  bozzetto si sarebbe poi potuto trasformare  in  una pregevole opera da posare  in  un luogo significativo in Tirano a ricordo e per “sanare la Memoria” di quel fatto storico ” così come i Tiranesi hanno fatto a ricordo di quella memorabile visita di S. Carlo Borromeo.  

 

L’avvenimento 

La sera del 27 agosto 1580 S. Carlo Borromeo era inginocchiato ai piedi della Beata Vergine della Folla in Tirano.

Ecco la cronaca di quel tempo tratta dal libro di Antonio Bozzola stampato a Brescia nel 1613 .

.“…….il  santo stette in oratione buona parte della notte, avanti alla miracolosa imagine di Maria Vergine, senza hauer  preso riposo alcuno dopo sì lunga e faticosa strada”.

Perché S. Carlo era da queste parti?

Carlo Borromeo era giunto in Valcamonica per la sua visita pastorale nella sua diocesi che si estendeva “fino a i confini del paese soggetto a’ Grigioni

Per i Grigioni e Veneziani quella visita pastorale del Santo era stata vista con scetticismo poiché  temevano tumulti tra la gente del popolo poiché serpeggiavano nelle valli le idee eretiche.

S.Carlo era giunto in Valcamonica in difesa della fede  Cattolica.

Il clero, in parte corrotto, non sapeva fronteggiare con  l’esempio ed equilibrio morale l’eresia protestante e il Santo voleva sollecitarli ad un rinnovato ardore.

C’era però chi voleva tenerlo quieto. Scomodarono persino il pontefice Gregorio XIII per dissuaderlo dalla sua visita pastorale in quelle valli perché i Signori temevano che

dovesse piùtosto cagionare qualche sollevamento che effetto buono, per la mala disposizione de gl’habitatori “

Ma si sa: i Santi non li ferma nessuno e così “ Quando haueva da passare per qualche balze o luogo pericoloso di cadere per l’alte rupi che ci erano, si metteva certi ferri sotto i piedi che in quelle montagne chiamano grappelle e con quelle camminava; e si è visto tal’hora camminare con le mani e con i piedi in terra passare più sicuramente i luoghi pericolosi, portato dal zelo della salute delle anime”

Giunse così il suo pellegrinare in molti paesi della Valcamonica e gran camminatore e uomo zelante di Dio non resistette a far visita al tempio della Beata Vergine di Tirano.

Con il suo seguito raggiunse Musciano, Stazzona, Villa di Tirano, passò per il Ragno  tra una gran folla esultante e  “ Veggendo in quel viaggio le sacre immagini deturpate dagli Heretici, alle quali haueuano particolarmente cavato gli occhi, ne sentiva dolor estremo, per la grande cecità loro “

 Il nobile Lambertengo di Tirano, buttandosi ai suoi piedi , l’implorò per volerlo ospitare nella sua nobile dimora. Inutile ! Il Santo benevolmente rifiutò e subito raggiunse il magnifico Tempio della Vergine e lì sostò l’intera notte pregando.

La domenica del 28 agosto , festa di S. Agostino da ogni luogo la gente accorse per vedere il Cardinale e per assistere alla solenne funzione.

Le sue parole furono chiare e ferme per  “stabilire i cattolici nelle fede e illuminare gli eretici, discorrendo sopra dogmi controversi nella valle” e furono di validissimo aiuto poiché sul finire della predica “ …i cattolici pigliando grande animo , riprendevano poi liberamente gli eretici, col testimonio d’un Cardinale santo, e essi tacendo dauano segno che non vi si poteva contradire

Il podestà Grigione di Tirano  protestante, quel mattino gli diede il benvenuto tra il popolo esultante e le parole di amicizia e di fratellanza tra le due Eccellenze convinsero tutti al rispetto reciproco.

In quel giorno, ancora una volta il nobile Lambertengo di Tirano implorò al Santo di onorare la sua casa; il santo questa volta cedette fermandosi a desinare e alla sera, con grande ringraziamento di tutto il popolo, ritornò in Valcamonica.


 

In memoria della Visita di S. Carlo Borromeo in Tirano

La Signoria delle Tre Eccelse Leghe  temeva

che S. Carlo Borromeo tra fatiche e gran disagi 

dalla Valcamonica in Val Tellina scender poteva.

Gran camminatore tra gli impervi sentieri,

il gran zelante di carità e pastore di Dio 

raggiunse ogni sperduto borgo con l’intenzione

di contrastare l’eresia e  portar consolazione

al suo gregge smarrito in dogmi di fede non veri.  

 

Con fare mite diede esempio di gran bontà

tra valli di aspra gente e di clero molle e stanco,

lottò per difendere la fede e la vera cristianità

Dell’uomo i Veneziani temevano l’ardore,

a papa Gregorio XIII chiesero che non parlasse,  .

di Dio in quelle valli, ma il Papa con gran sapienza

fece la volontà di Borromeo campione di penitenza

e il Santo parlò agli eretici con il suo gran cuore.

 

Dalle terre di Corteno con passo deciso e gagliardo

volle render onor alla Vergine de la Sanitade

che agli eretici fece in Tirano gran baluardo.

La sua carovana l’onor di grandi folli riscosse.

ai“ Zapèi d’Auriga, a Musciano e a Stazzona.  

Al pian di Villa il nobil Lambertengo di Tirano 

si gettò ai suoi piedi e piangendo gli baciò la mano

implorando che nella sua casa onorato ospite fosse. .  

 

Rifiutò e volle giunger subito al gran Tempio.

in quella serena sera del 27 agosto del 1580. 

Lì celebrò la gran Messa e con cristiano esempio

all’altare della Vergin stette la notte in penitenza  

pregando per il popolo eretico della Valtellina .

Al mattino l’eretico podestà Grigione di Tirano

chiese udienza al Santo che subito gli tese la mano. 

lui disse, per ammenda, che eretico era per convenienza.

 

Carlo Borromeo rispose al nobile del borgo di Tirano

che se nell’errore era “ per li Signori “e per il potere  

la sua vita terrena era spesa e persa invano.

Più conveniente era per lui perder ogni cosa in Tirano 

che tradir la santa fede cattolica  finché fosse in vita.

Il Podestà udendo queste parole fu preso da ardore,

lasciò che la gente di Tirano al Santo facesse gran onore  

e in quel giorno eretici e cattolici si diedero la mano. 

 

 Ezio (Méngu)  

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