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Perché la Storia è importante

CULTURA E SPETTACOLO - 03 02 2021 - Ercole Ricci

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La storia, si sa, non è tra le materie più amate dagli studenti. Eppure, esiste più di un motivo per cui studiare la storia è non solo utile ma anche essenziale. La storia ci dà l’opportunità di conoscere come è cambiata la vita quotidiana nel corso dei secoli e quali sono state le innovazioni e le scoperte che ci hanno portato ai giorni nostri.     

 

La storia è un racconto della memoria, che non deve essere perduto, perché ci fa riflettere sul nostro passato, per evitare che non si possano ripetere errori ed orrori (uno su tutti, l'Olocausto). E’ solo attraverso la conoscenza del nostro passato che possiamo rendere il giusto e doveroso onore alle vittime e ai superstiti della Shoah, e quelli degli avvenimenti che animarono i conflitti  bellici che con il loro sacrificio e le loro testimonianze contribuiscono ogni giorno a smuovere le nostre coscienze.

 

La storia è maestra di vita, è nostra, è umana, ci appartiene volenti o nolenti. Basta andare in giro nelle nostre città: tutto è storia. Dai monumenti ai cimiteri di guerra, dai ponti alle strade, siamo circondati dalla storia. Capire gli eventi del passato è utile, importante se non si capisce “da dove arriviamo” non possiamo essere dei buoni cittadini. 

Ci sono avvenimenti che col trascorrere degli anni vedono aumentare la loro forza, per il valore di cui sono zeppi, per l’efficacia dei loro significati come a dirci che quell’evento non può e non deve essere dimenticato. Mi riferisco per esempio a ciò che vissero tanti italiani nelle sterminate pianure russe durante la Seconda guerra mondiale.            

 

Tra costoro c’era Ferruccio, un anziano signore residente a Rive d’Arcano un piccolo paese della provincia di Udine sopravvissuto alla Campagna di Russia. Testimone della disperata ritirata nelle steppe gelate del Don, la cui tragica realtà ci è stata data più che dalle pagine della storia da quella dei tanti racconti fatti dai superstiti.

Una ritirata, ricordava Ferruccio, a piedi nella neve alta dove si affondava o dura dove l’equilibrio diventa precario, sferzati dal freddo pungente e dal gelo che, se di giorno era di meno 25 gradi, di notte raggiungeva i meno 40. Durante la quale molti commilitoni indossavano gli stessi vestiti con i quali erano partiti nell’agosto precedente, si trascinavano spesso senza scarpe con i piedi avvolti in stracci. 

 

Si andava avanti spinti dalla voglia di non soccombere, chi si fermava era perduto, cadeva e non si rialzava più. Ci si riposava dove e quando si poteva, le rade case erano insicure poiché non sempre si trovava un posto più protetto o un po’ di caldo o del cibo per sfamarsi Un giorno ricordava Ferruccio per sfamarmi  ho mangiato le alici congelate contenute barattolo di alluminio trovato lungo la strada 

 

Durante il ripiegamento ho visto  tanti ragazzi come me  morire congelati, mentre. I tedeschi su autocarri ci schernivano e deridevano e quando qualcuno cercava di salire sugli autocarri, veniva colpito col calcio dei fucili. Il crudo racconto di Ferruccio, e di quelli che ebbero la fortuna di portare tra di noi la testimonianza di quella mattanza ci insegna che tenere traccia di fatti ed eventi, può renderci più umili, più consapevoli.

Conoscendo la storia di un popolo o di una comunità possiamo emozionarci e prendere esempio. La storia è molto importante. Senza saremmo disorientati. E probabilmente non riusciremo mai veramente a capire perché accadono certi eventi.

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