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Salvaguardare i vecchi

CULTURA E SPETTACOLO - 21 11 2020 - Ezio (Méngu)

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/Tramonto
Tramonto (foto di e.m.)

L’altro ieri ho sentito una voce grossa, quasi un urlo di un giovane uomo. Usciva da una finestra aperta di un caseggiato. La voce strozzata forse dalla paura, o forse dall’angoscia o dal dolore diceva: ”Non voglio diventare vecchio, non voglio!”. Avrei voluto consolare quel giovane, avrei voluto dirgli che qualcosa di simile avevo detto anch’io a mia nonna Virginia quando ero bambino. Avevo detto :”mi völi mìga vegnì vècc cùma ‘l vèciu Tunàia “. Ricordo che lei mi rispose con uno sbuffo di impazienza : “Se tée völèt mìga vegnì vècc , alùra mör de giuàn “. In quel tempo presi quella risposta come un battuta e feci una grande risata. Normale ! Ai giovani la morte è come l’acqua che scorre sulla giacca di gore-tex e non bagna, a loro interessa poco, com’è naturale, poiché non devono pensare alla morte, ma alla vita ! Capii, con il passar degli anni, che mia nonna, con la sua battuta sarcastica, aveva detto una grande verità. Morire da giovani per non diventare vecchi è una scelta sciagurata, da folli. Quindi se si muore da vecchi occorre ringraziare il Creatore. La vita scorre come l’acqua e il suo passare segna il tempo. Il tempo che hai avuto in dono è ricchezza e la gioventù quando passa non è sventura, anzi una grazia per aver vissuto. Ripensando al vecchio Tunaia, non era poi tanto vecchio. Lo faceva apparire vecchio il suo modo di vestire trasandato e sconcio. Ecco perché avevo detto a mia nonna “ mi völi mìga vegnì vècc cùma ‘l vèciu Tunàia “ . Ora però non la penso più così. Quell’uomo era stato fortunato poiché aveva potuto prelevare dal bancomat della Vita molti anni, e se fossero stati per lui grami o no, non lo posso dire. Buon per lui, però, che a tarda età era stato ospitato in una casa per anziani dove aveva dato fondo, come ai suoi tanti bottiglioni di vino bevuti, al suo tempo di vita. Avrei quindi voluto dire al giovane urlante dalla finestra di quel caseggiato che è possibile essere dei vecchi felici anche se carichi di anni e poveri in canna come il Tunàia. Avrei voluto dirgli di calmarsi e di pregare che i suoi giorni non siano contati, ma innumerevoli, tali da fargli diventare i capelli grigi, la faccia rugosa , le palpebre cadenti. Gli avrei detto che se i vecchi hanno il mal di gambe e di schiena e gli uomini un tocco di prostatite tale da farli correre al bagno ogni due ore, ogni alba che nasce è un dono del Signore. Dobbiamo essere felice d’ essere vecchi, perché la vecchiaia porta serenità nel cuore. Gli acciacchi che ti flagellano sono sovente presi come medicina amara, ma da vecchio capisci che ti possono essere utili e guida sicura per ricondurti a porti che da giovane non hai conosciuto, molte volte a causa d’una vita tumultuosa, egoista e senza fini. La vecchiaia dona calma e amore al cuore di chi non è egoista. La vita è come una foresta lussureggiante. La natura fa la sua selezione, lascia l’albero rigoglioso e dalle radici profonde in vita, sotto la sferza della tempesta. La pianta minata alle radici non resiste e viene abbattuta. Così è in ogni caso per la vecchiaia dell’uomo e per tutti gli esseri viventi, ma quello che conta in qualsiasi avversità è il pensiero ultimo di non aver rimorsi sulla coscienza. Quelli possono pesare più della sofferenza di ogni malattia, specie in questi tempi di pandemia, dove il Coronavirus insegue i vecchi e non li risparmia dal suo morso fatale. E qui faccio il mio appello. I giovani sappiano essere protettori, sostenitori morali e materiali dei vecchi in tutti i momenti della Vita e in questi momenti di pandemia. Coloro che avranno trascurato, abbandonato i loro vecchi non avranno pace nell’altra Vita. Un Comandamento dice: “Proteggi e onora tuo padre e tua madre, perché i tuoi giorni siano lunghi sulla terra, che Jahweh, tuo Dio, ti dà “.

 

Pensiero di un vecchio.

Figlio, quando andrò avanti

ricorda quanto ti ho amato.

Non temere per me,

percorrerò la strada

dove la luce ad ogni ora scalda.

Arrivato alla meta

avrò le carezze d’un padre

che tutto perdona.

 

Ezio (Méngu)

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