Speciale storia - La citazione in giudizio e la nascita della parrocchia di Tirano
CULTURA E SPETTACOLO - 09 10 2018 - Ivan Bormolini
(Seconda parte a cura di I. Bormolini) Ci siamo lasciati, nella prima parte, nel momento in cui l'arciprete Landriani aveva citato in giudizio il curato Simone Cabasso ed i tiranesi, al fine di dirimere la questione e la supremazia dell'arcipretura di Villa di Tirano su Tirano e la sua chiesa. Il periodo storico in cui l'intricata matassa doveva avere una svolta, era molto complesso. Come ricordato le nostre terre erano sotto il dominio dei Grigioni, i quali in larghissima parte avevano spostato il protestantesimo, cercando in ogni modo di diffonderlo nelle terre conquistate, che erano saldamente legate alla dottrina di Santa Romana Chiesa. Tra le varie regole imposte dalle Tre Leghe, vi era quella di impedire visite pastorali di illustri prelati nelle nostre terre. Quindi anche volendo l'arciprete Landriani, giuridicamente parlando non poteva fare ricorso al diretto superiore, ossia il vescovo di Como. Comunque sia, nei primi anni della questione tra le due comunità, non trovo documentazione tale da comprendere quali siano state le prese di posizione in particolare del vescovo Gian Antonio Volpi ( vescovo della curia comense dal 1559 al 1588 ). Proprio per queste motivazioni, il Landriani aveva fatto ricorso al podestà di Tirano Giovanni da Monte, nominato dalle Eccelse Tre Leghe. Siamo all'11 ottobre del 1589, nell'abitazione di Romerio Curti. Va detto a questo punto che la figura vescovile era cambiata, infatti al Volpi era subentrato Feliciano Ninguarda, che in questa delicatissima questione aveva fatto la differenza, intervenendo direttamente con una visita pastorale a Tirano. Rimane un'altra domanda, secondo le leggi dei Grigioni, come aveva potuto raggiungere il borgo di Tirano il noto vescovo? La risposta è semplice, le leggi del tempo consentivano comunque ai prelati nativi delle nostre valli, di poter raggiungere le nostre terre. Il Ninguarda essendo nato a Morbegno ( 1518 ), poteva dunque entrare in valle, badiamo bene in una terra dominata da Grigioni, che seppur con toni pacati, aveva respinto San Carlo Borromeo, che si era spinto con audacia e determinazione sino al nostro santuario Mariano di Madonna di Tirano. La vertenza tra il Landriani e la comunità di Tirano, o meglio con il Cabasso, si era risolta con soddisfazione comune, grazie all'intervento di Feliciano Ninguarda. In tal modo San Martino diveniva parrocchia separata da Villa di Tirano. Ecco cosa scriveva il Ninguarda a tal proposito: “ A due miglia dall'arcipretura di Villa, risalendo la Valtellina, sulla destra dell'Adda, v'è l'insigne borgo chiamato Tirano: in altri tempi era fortificato da mura e da un munito castello che attualmente , dai dai signori Grigioni, è stato smantellato; tuttavia questo borgo è ancora ornato da magnifici edifici e abitato da nobili e ricche famiglie: vi tiene residenza il pretore di tutto il Terziere Superiore, e conta, con le frazioni adiacenti, circa novecento fuochi ( famiglie ). Vi è la chiesa dedicata a S. Martino vescovo, il cui rettore, prima di questa visita, fungeva da vicario dell'arciprete di Villa benché ricusasse di ottemperare agli ordini e pretendesse di usare il titolo di parroco. Per questo non solo l'arciprete di Villa e il rettore della chiesa di S. Martino, non v'era concordia, ma anche tra le due comunità sorgevano continui litigi. Sembrava infatti vergognoso che il rettore della comunità e del borgo di Tirano dovesse dipendere dall'arciprete di Villa, che, nei confronti di Tirano, era un semplice villaggio. Per questo, al fine di comporre e sedare definitivamente queste liti, per l'autorità del Vescovo visitante e su accordo, dell'arciprete di Villa e del rettore di S. Martino in Tirano, è stato disposto e decretato che la chiesa di S. Martino sita nel borgo di Tirano diventi parrocchia separata e indipendente dall'arcipretura di Villa”. Il nuovo parroco, eletto nell'occasione direttamente dallo stesso vescovo comense, doveva comunque rendere omaggio all'arcipretura e all'arciprete di Villa continuando a versare l'annuo contributo fino a quel momento sospeso. Lo stesso Landriani, si era manifestato non sfavorevole alla fondazione della parrocchia, purché fossero rispettati i diritti della Pieve, i quali erano stati presi in seria considerazione dal Ninguarda. L'allora guida della nostra diocesi, aveva redatto un atto vescovile che sanciva la nascita della parrocchia di San Martino firmandolo assieme al notaio e cancelliere della curia di Como Candido Parravicini. Non cito qui tutti i contenuti dello storico atto datato ottobre 1589. Come già detto Feliciano Ninguarda nominava il Cabasso come primo parroco di San Martino, faceva inoltre seguire l'elenco nominativo di otto preti che dovevano collaborare con lui e cinque chierici ancora studenti. Leggendo questi numeri viene da pensare che a quei tempi davvero non vi era scarsità di vocazioni. (Fine seconda parte) FONTI: La chiesa di San Martino in Tirano. Autori Gianluigi Garbellini e William Marconi. Stampa Tipografia Bettini Sondrio. Tirano. Autore Don Lino Varischetti. Finito di Stampare il 29 settembre 1961 presso la Tipografia Bettini in Sondrio.
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