Tirano, “l'illustre borgo” e le contrade di un tempo dentro e fuori le mura
CULTURA E SPETTACOLO - 11 01 2018 - ivan bormolini
La bella manifestazione del Palio delle Contrade, ha suddiviso la nostra città e frazioni secondo l'attuale assetto urbanistico. In tempi lontani, all'epoca dei Grigioni, le contrade del borgo tiranese erano raggruppate e denominate in modo totalmente diverso rispetto ad oggi. Andiamo allora a scoprire quella storica suddivisione dell'illustre borgo, così definito nella visita pastorale del vescovo di Como Feliciano Ninguarda. Partiamo dalle contrade dentro la cinta muraria voluta da Ludovico il Moro, queste erano ben nove: Ora andiamo a vedere com'era la situazione fuori dalle mura: attraversata la porta Poschiavina ed il ponte c'era il nucleo abitato attorno alla chiesa di San Giacomo Apostolo, un tempo anche sede della biblioteca civica. In questa zona, probabilmente, risiedevano alcune famiglie di una certa importanza economica e sociale: è pensabile che i residenti di San Giacomo erano integrati sotto i profili politici ed amministrativi alla contrada Piazza. Diremmo oggi, ancora pochi passi per trovarci nel cuore di quello che è stato uno dei primissimi nuclei abitati di Tirano, ovvero i Visoli, zona dove un tempo vi era anche la chiesa di Sant'Alberto. La sua antica presenza è oggi ricordata da una via nel cuore dei Visoli. Va ricordato che tra la zona di via San Giacomo e via Visoli, sorgeva anche il convento dei Cappuccini, proprio dove è sorta la struttura dell'ex ospedale di Tirano. Ma andiamo oltre. Quelle che oggi vengono definite frazioni di Tirano, al tempo dei Grigioni erano chiamate contrade; partiamo dalla Rasica, ovvero il cuore del centro storico di Madonna di Tirano, tra il Santuario, salendo sino alla chiesetta di San Rocco, e zone limitrofe. La contrada era ricchissima di mulini, segherie ( da cui ha preso il nome ), magli, fucine e follatrici, per il trattamento dei tessuti. Non va escluso che la zona della Folla, teatro dell'Apparizione Mariana, abbia preso il nome proprio dalla presenza in una casa privata di una follatrice. La stessa via Fucine, che termina in via Rasica potrebbe essere stata così inserita nella toponomastica tiranese, proprio per la presenza nella zona di botteghe o laboratori di fabbri artigiani. E' certo che una grande importanza oltre che produttiva, la contrada della Rasica la deve avere assunta dopo i fatti del 29 settembre 1504, ed anche con l'introduzione nell'anno 1514 della storica fiera di San Michele. Da notare, poco sopra la chiesa di San Rocco l'antico abitato di Cioca; va detto che tale nucleo di case in una grida risalente al 1694, veniva elencato come contrada. Saliamo ora, anzi alziamo lo sguardo per le due quasi pittoresche frazioni di Roncaiola e Baruffini, quasi artisticamente incastonate nella bella cornice del monte Masuccio. Roncaiola è arroccata su un balcone definito anche “il dosso di Roncaiola”; al tempo dei Grigioni la contrada doveva essere molto popolosa e lo è stata anche per i successivi secoli. La dimostrazione è il fatto che, dopo la proposta del vescovo di Como Carlo Ciceri, risalente al 1668, che voleva venisse edificata una chiesa per gli abitanti del luogo, già nel 1710 la costruzione della chiesetta dedicata a Santo Stefano era terminata ( vent'anni dopo l'inizio delle opere volute dalla comunità parrocchiale di Tirano). Da notare che nel 1932 e per pochi decenni, la chiesa di Santo Stefano era stata una parrocchia a sé, indipendente da San Martino. Anche Baruffini era contrada a tutti gli effetti amministrativi: eleggeva i suoi rappresentanti al Consiglio dei 12, discuteva e partecipava alle decisioni ed agli affari che erano inerenti alla Comunità di Tirano. Dal lato opposto anche l'operosa Cologna era contrada e con essa indubbiamente il bel borgo di Gilera. Ecco qui rappresentata una sorta di mappa della Tirano di ieri, di quel borgo che al tempo dei Grigioni, durante la lunga dominazione iniziata nel 1512, si presentava su un modello ovviamente differente rispetto all'evoluzione costruttiva dei tempi recenti. In totale si avevano dodici contrade ed esse costituivano la “Magnifica Università di Tirano”. Concludo con le belle parole che lo storico ed illustre concittadino William Marconi ha dedicato alla sua ricerca sulle contrade di Tirano: La “contrada” [...] Può essere considerata solo come una parte dell'abitato, un insieme di case che, per aspetti diversi, fanno corpo a se stante nel più vasto insieme del borgo. Nelle case, però, c'è la gente; anche la gente fa gruppo: ha sentimenti comuni, comuni interessi da difendere, bisogni da soddisfare con iniziative sulle quali trovare l'accordo [...] la “contrada”, quindi case e gente, è parte fondamentale della comunità, o Università, come allora anche si diceva e in questa viene formalmente rappresentata... ”. Ivan Bormolini FONTI Aspetti di vita quotidiana a Tirano al tempo dei Grigioni ( 1512-1797). Autore William Marconi. Stampa Bonazzi Grafica Sondrio 1990. Tirano Il centro storico storia arte architettura. Autore Gianluigi Garbellini. Stampa Lito Polaris Sondrio.
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