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Tirano, “l'illustre borgo” e le contrade di un tempo dentro e fuori le mura

CULTURA E SPETTACOLO - 11 01 2018 - ivan bormolini

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La bella manifestazione del Palio delle Contrade, ha suddiviso la nostra città e frazioni secondo l'attuale assetto urbanistico. In tempi lontani, all'epoca dei Grigioni, le contrade del borgo tiranese erano raggruppate e denominate in modo totalmente diverso rispetto ad oggi.

Andiamo allora a scoprire quella storica suddivisione dell'illustre borgo, così definito nella visita pastorale del vescovo di Como Feliciano Ninguarda.

 

Partiamo dalle contrade dentro la cinta muraria voluta da Ludovico il Moro, queste erano ben nove:

  1. La contrada Capo di Terra: era la zona attraversata dall'attuale via San Carlo, nel tratto a monte di palazzo Salis ed era la prima parte della terra di Tirano che il fiume Adda incontrava.
  2. La contrada Campanile: ovviamente per campanile il riferimento è chiaro e riguarda la magnifica torre campanaria della parrocchiale di San Martino. La contrada era costituita dai bei palazzi e dalle case ai lati di via Visconti Venosta, dall'angolo di via Stelvio salendo sino alla porta Bormina.
  3. La contrada Curti: questa contrada raggruppava le case che attualmente fiancheggiano l'inizio di via San Carlo, quindi nelle immediate vicinanze di porta Poschiavina sino a palazzo Salis.
  4. La contrada San Martino: si trattava della zona a ovest di palazzo Salis fino a via Luigi Albonico, separata dalla parrocchiale da via XX Settembre ed ancora dalle aree ai lati di via Torelli, oltre il campanile sino alla curva che immette ancor oggi in via Stelvio.
  5. La contrada Piazza: essa era costituita dalle case della parrocchiale sino a via della Repubblica, comprendeva alcuni degli abitati di via XX Settembre e quelle lungo la via Torelli sino alla via S. Agostino; nella zona denominata contrada Piazza vi era dunque il convento degli Agostiniani e l'area dell'attuale piazzetta Lantieri.
  6. La contrada Bonazzi: si trattava di una contrada molto ampia, in alcune espressioni dialettali attuali qualche nostro nonno dice ancora “fo ai Bunaz”. Questa indicazione indica chiaramente tutta la zona di via Trivigno, partendo dall'incrocio di via Porta Milanese e con ogni probabilità anche alcune case di via Torelli nella zona dell'omonima torre ed altre all'inizio di Porta Milanese.
  7. La contrada Belotti: era la fascia che prende il nome dalla via stessa tra palazzo Parravicini e piazza Cavour e gli abitati tra via S. Agostino sino a via Ludovico il Moro.
  8. La contrada Santa Maria: e' la parte di Tirano che comprende la via ancora esistente ed alcune case di via Porta Milanese.
  9. La contrada Vico: era il gruppo di abitazioni tra piazza Parravicini alle mura verso ovest, più le abitazioni con vertice alla porta Milanese limitato da un lato dalla medesima e dall'altro da via Porta Milanese; la contrada Vico comprendeva anche il Dosso, dove sorgeva il castello di cui oggi rimangono pochissime tracce murarie.

 

Ora andiamo a vedere com'era la situazione fuori dalle mura: attraversata la porta Poschiavina ed il ponte c'era il nucleo abitato attorno alla chiesa di San Giacomo Apostolo, un tempo anche sede della biblioteca civica.

In questa zona, probabilmente, risiedevano alcune famiglie di una certa importanza economica e sociale: è pensabile che i residenti di San Giacomo erano integrati sotto i profili politici ed amministrativi alla contrada Piazza.

 

Diremmo oggi, ancora pochi passi per trovarci nel cuore di quello che è stato uno dei primissimi nuclei abitati di Tirano, ovvero i Visoli, zona dove un tempo vi era anche la chiesa di Sant'Alberto. La sua antica presenza è oggi ricordata da una via nel cuore dei Visoli. Va ricordato che tra la zona di via San Giacomo e via Visoli, sorgeva anche il convento dei Cappuccini, proprio dove è sorta la struttura dell'ex ospedale di Tirano.

 

Ma andiamo oltre. Quelle che oggi vengono definite frazioni di Tirano, al tempo dei Grigioni erano chiamate contrade; partiamo dalla Rasica, ovvero il cuore del centro storico di Madonna di Tirano, tra il Santuario, salendo sino alla chiesetta di San Rocco, e zone limitrofe. La contrada era ricchissima di mulini, segherie ( da cui ha preso il nome ), magli, fucine e follatrici, per il trattamento dei tessuti. Non va escluso che la zona della Folla, teatro dell'Apparizione Mariana, abbia preso il nome proprio dalla presenza in una casa privata di una follatrice.

 

La stessa via Fucine, che termina in via Rasica potrebbe essere stata così inserita nella toponomastica tiranese, proprio per la presenza nella zona di botteghe o laboratori di fabbri artigiani. E' certo che una grande importanza oltre che produttiva, la contrada della Rasica la deve avere assunta dopo i fatti del 29 settembre 1504, ed anche con l'introduzione nell'anno 1514 della storica fiera di San Michele.

Da notare, poco sopra la chiesa di San Rocco l'antico abitato di Cioca; va detto che tale nucleo di case in una grida risalente al 1694, veniva elencato come contrada.

 

Saliamo ora, anzi alziamo lo sguardo per le due quasi pittoresche frazioni di Roncaiola e Baruffini, quasi artisticamente incastonate nella bella cornice del monte Masuccio.

Roncaiola è arroccata su un balcone definito anche “il dosso di Roncaiola”; al tempo dei Grigioni la contrada doveva essere molto popolosa e lo è stata anche per i successivi secoli. La dimostrazione è il fatto che, dopo la proposta del vescovo di Como Carlo Ciceri, risalente al 1668, che voleva venisse edificata una chiesa per gli abitanti del luogo, già nel 1710 la costruzione della chiesetta dedicata a Santo Stefano era terminata ( vent'anni dopo l'inizio delle opere volute dalla comunità parrocchiale di Tirano). Da notare che nel 1932 e per pochi decenni, la chiesa di Santo Stefano era stata una parrocchia a sé, indipendente da San Martino.

 

Anche Baruffini era contrada a tutti gli effetti amministrativi: eleggeva i suoi rappresentanti al Consiglio dei 12, discuteva e partecipava alle decisioni ed agli affari che erano inerenti alla Comunità di Tirano.

Dal lato opposto anche l'operosa Cologna era contrada e con essa indubbiamente il bel borgo di Gilera.

 

Ecco qui rappresentata una sorta di mappa della Tirano di ieri, di quel borgo che al tempo dei Grigioni, durante la lunga dominazione iniziata nel 1512, si presentava su un modello ovviamente differente rispetto all'evoluzione costruttiva dei tempi recenti. In totale si avevano dodici contrade ed esse costituivano la “Magnifica Università di Tirano”.

 

Concludo con le belle parole che lo storico ed illustre concittadino William Marconi ha dedicato alla sua ricerca sulle contrade di Tirano:

La “contrada” [...] Può essere considerata solo come una parte dell'abitato, un insieme di case che, per aspetti diversi, fanno corpo a se stante nel più vasto insieme del borgo.

Nelle case, però, c'è la gente; anche la gente fa gruppo: ha sentimenti comuni, comuni interessi da difendere, bisogni da soddisfare con iniziative sulle quali trovare l'accordo [...] la “contrada”, quindi case e gente, è parte fondamentale della comunità, o Università, come allora anche si diceva e in questa viene formalmente rappresentata... ”.

 

Ivan Bormolini

 

 

FONTI

Aspetti di vita quotidiana a Tirano al tempo dei Grigioni ( 1512-1797). Autore William Marconi. Stampa Bonazzi Grafica Sondrio 1990.

Tirano Il centro storico storia arte architettura. Autore Gianluigi Garbellini. Stampa Lito Polaris Sondrio.

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