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Torniamo umani

CULTURA E SPETTACOLO - 13 05 2020 - Ercole Ricci

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Torniamo umani è il titolo di un bellissimo scritto da Maria Teresa Abignente e da Don Luigi Verdi, fondatore della fraternità di Romena, una pieve antica nel verde Casentino in Toscana che, ho avuto il piacere di conoscere ed ascoltare in occasione di un incontro svoltosi alcuni mesi fa presso presso la Collegiata S.S. Gervasio e Protasio, di Bormio. “Tornare umani, scrivono gli autori, è un imperativo, un bisogno, una richiesta che vogliamo fare a noi stessi e a chi ci è vicino. Tornare umani vuol dire recuperare la nostra identità perduta, dispersa. Vuol dire ricordare il valore è l'unicità di ogni essere umano. Vuol dire rispettarci, prenderci cura, renderci conto che siamo parte di un unico cammino. Vuol dire tornare a cantare la vita”.

 

Viviamo tempi complicati, tempi precari, giornate con troppe ansie e paure a far capolino, sempre in agguato. Con la sensazione che la vita ci sfugga di mano. Facciamo del nostro meglio per tener botta. Ci dibattiamo nel quotidiano, come in una rete a di molte paure e assai poche certezze, credo che ci potremo salvare solo così: restando umani, tornando ad avere sensibilità, attenzione per l’altro. Alzando lo sguardo verso il verde, l’azzurro. Restando in contatto con la terra. Ricominciando daccapo ogni giorno,. Non nascondendo la nostra debolezza, ma costruendoci sopra. E lasciando che i folli strasicuri di sé continuino da soli la loro corsa forsennata verso il nulla. A volte, traversando le ore come uno slalom speciale: concentrati e determinati, attenti, a ogni possibile ostacolo. In altri momenti, provando a rinviare, fuggendo gli impegni non essenziali, barricandoci dentro casa, alla disperata ricerca di un’oasi di quiete, di un volto amico che ci sorrida, di una carezza che spiani almeno una ruga.

 

Vorremmo una vita più semplice, più leggera. Capace, di prendere ogni giorno come un dono, ogni incontro come un’occasione speciale: più tempo, più tempo buono, più senso in ogni momento. Per non dover prendere commiato dalla vita carichi di rabbia, o di rimpianti. Ecco, forse la vera sfida sta proprio qui: nell’avere il coraggio di lasciar andare i troppi stimoli che ci strappano tempo ed energie Nel coltivare relazioni autentiche, svestite di ruoli aspettative giudizi, e intrise di accoglienza tenerezza umanità. Nel saper scegliere ogni giorno, di abitare la vita, senza fughe né rimpianti. Che dovremmo incorniciare sopra l’uscio di casa. Monito per noi che la abitiamo. E benvenuto per chi incrocerà la sua traiettoria di vita con la nostra Se nei rapporti non c’è armonia si sta male. La cosa più bella è vedere persone ferite che avrebbero tutto il diritto di maledire la vita, la portano

 

Ci vogliono soste e oasi, nelle quali uscire di casa, allargare lo sguardo, rallentare il respiro. Guardare da lontano e con benevolenza, con compassione il fardello delle tante preoccupazioni che ci carichiamo sulle spalle. Ogni giorno,ogni mattina appena svegli, pronti a riprendere la lotta contro le mille avversità, i problemi, i rumori, le città, che riempiono gli spazi, mozzano i respiri, disarticolano l’armonia. Ci fanno ammalare, ci tolgono il sorriso. ci fanno cadere le braccia,. Ci fanno proferire orribili maledizioni all’indirizzo dell’ennesimo sabotatore della nostra personalissima e tanto agognata idea di felicità. Ci sono modi semplici, fatti di niente, per capire quanto siano “pigiate” le nostre case, le nostre, le nostre vite. Quanta ragione abbiano gli autori, quando scrivono che i nostri ritmi veloci e folli sono impossibili da reggere, e che troppo spesso un sogno, un desiderio viene subito scacciato da un altro, senza che ci sia lasciato neppure il tempo di coltivarlo.

 

Mi piace riportare, - per concludere- la frase con la quale don Luigi Verdi concluse l’incontro che mi ha particolarmente colpito che racchiude il vero significato del nostro vivere quotidiano : “Quando siamo totalmente presi da un progetto, dalla mèta che vogliamo raggiungere, non ci accorgiamo più di quel che accade attorno a noi. Viviamo ogni imprevisto, ogni incontro come un ostacolo, una perdita di tempo, un inciampo che ci separa dal raggiungimento del nostro obiettivo. Che sta sempre là, fisso di fronte a noi. E così facendo, non ci accorgiamo di tutte le buone occasioni che perdiamo, di tutti gli incontri che ci attendono, di tutte le possibilità che si aprono, se solo le sapessimo scorgere: smettendo di guardare lontano, di fronte a noi, dove sta la nostra meta, e guardando invece a cosa ci sta accadendo. Proprio adesso.”

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