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Un illustre casato tiranese: I Merizzi

CULTURA E SPETTACOLO - 24 05 2021 - Ivan Bormolini

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/LO STEMMA DEI MERIZZI
LO STEMMA DEI MERIZZI

(Di I. Bormolini) La scorsa settimana ho parlato delle vicende dell'Arcivescovo Giacomo Merizzi; nel ricercare notizie su questo alto prelato mi sono imbattuto in diverse ed interessanti questioni riguardanti la famiglia dei Merizzi a Tirano. Per questo motivo, ho deciso di approfondire e proporre in due puntate alcuni fatti su questo aristocratico casato.

 

Le origini nobiliari dei Merizzi di Tirano risalgono al XVI Secolo. Il capostipite è ritenuto Bartolomeo De Meritiis, il suo nome figurava ricorrente in alcuni documenti del Cinquecento.

All'inizio del secolo successivo, esattamente nel 1615, il casato veniva insignito di titolo aristocratico e quindi dello stemma.

Forse non è un caso che lo stemma della famiglia tiranese sia identico a quello dei Merisi di Caravaggio, famiglia a cui era appartenuto il grande pittore, si potrebbe pensare a Merisi=Merizzi (?). Tra le ipotesi storiche, che in questo caso non trovano conferme documentate, si riterrebbe che i Merizzi di Tirano erano un ramo dell'illustre famiglia dei Merici di Brescia, da questa traeva origine S. Angela Merisi ( 1475-1540 ).

Il titolo nobiliare dei Merizzi veniva abolito nel breve periodo della Repubblica Cisalpina, la famiglia lo riotteneva dal Governo Austriaco con Imperial Regio Decreto del 4 luglio 1818. All'interno del bel palazzo di famiglia nel loggiato, si notano altre insegne nobiliari, queste ricordano le signore entrate in spose in casa Merizzi: una della famiglia Grana, una dei Venosta e una Lucini.

Nel 1637 era Decano del Comune di Tirano Antonio Merizzi, il quale, aveva presieduto l'Amministrazione in un periodo particolare ed estremamente difficoltoso. Le soldatesche francesi infatti percorrevano la Valtellina raziandola e il Duca di Rohan aveva imposto alla famiglia Merizzi, economicamente molto ricca, dei pesantissimi tributi.

Un fratello di Antonio era monaco Agostiniano nel convento tiranese, questi era stato preso in ostaggio e rilasciato solamente dopo il pagamento degli oneri imposti alla famiglia per il mantenimento delle truppe francesi che in numero elevato avevano trovato “caserma” a Tirano.

Dunque oltre alle figure sacerdotali ricordate in occasione della ricerca sull'Arivescovo Merizzi, la famiglia ne aveva avuto altre.

Fratello di Antonio e del monaco Agostiniano, era un sacerdote della famiglia che svolgeva il compito di canonico nella nostra parrocchia di San Martino, si dice che era zelantissimo e uomo di ampia cultura. Insieme a Giovanni Battista Marinoni, prevosto di San Martino dal 1630 al 1638, aveva curato l'istruzione pubblica, lasciando un cospicuo patrimonio per la fondazione delle scuole e di istituzioni mirate all'istruzione popolare.

Rimanendo in tema, non si può scordare Pietro Andrea che nel 1696 veniva eletto parroco di San Martino in Tirano, carica che aveva mantenuto sino al 1707.

Il suo nome è legato anche alla costruzione della chiesa di San Gaetano in Trivigno che nel 1701 aveva benedetto per delega del vescovo di Como Francesco Bonesana che si era aveva retto la Diocesi dal 1695 al 1709.

Sempre nel Settecento, non può certo non essere ricordato il bellissimo palazzo di famiglia in via Luigi Torelli, o meglio all'imbocco della stessa storica strada.

Il fratello di don Pietro Antonio, Valentino nel 1716 con i figli Giacomo Antonio e Carlo Giuseppe, dava inizio agli interventi per il nuovo palazzo. Prima la famiglia risiedeva in un'altra abitazione, l'attuale Casa Lucini posta nell'angolo tra via Porta Milanese e via Della Repubblica.

Valentino Merizzi e i citati figli, dava vita alla signorile dimora unificando due corpi già esistenti in un unico palazzo, i due stabili in origine appartenevano ai Martinengo e ai Salis.

Nell'Ottocento, alcuni Merizzi desiderosi di dar lustro al casato, non avevano fallito l'obiettivo di dare vasta rinomanza al loro nobile cognome.

Non può più sfuggire infatti la loro partecipazione alle vicende risorgimentali, politiche e religiose mirate ad accompagnare il consolidarsi delle istituzioni del giovane Stato Italiano.

Spiccano in quest'ambito nella prima metà dell'Ottocento Antonio e Carlo Merizzi. I due fratelli si erano trovati in due visioni o posizioni che oggi potremmo definire opposte, avevano infatti svolto le loro attività in campi politicamente avversi tra loro.

Antonio era un fervente oppositore dell'Indipendenza Italiana, aveva ravvisato nella fondazione del primo Regno d'Italia la speranza di una Patria libera.

Da giovanissimo aveva militato nelle guardie d'onore del Vice-Re d'Italia, ritirandosi poi nella sua casa di Tirano da dove aveva seguito con trepidazione ed appoggio, i movimenti patriottici del 1848 e del 1859.

Di ben differente parere era il fratello Carlo che aveva militato sotto l'Austria. Una volta uscito dall'Accademia Militare di Vienna e raggiunti i più alti gradi nell'Esercito Austriaco, aveva avuto un grande ruolo nelle Cinque Giornate di Milano.

Fedele al suo giuramento di soldato, in quei momenti storici si era trovato a combattere contro i patrioti italiani.

Dire patrioti italiani, per la storia di Tirano e per le sue casate è degno di approfondimento. In quei memorabili fatti, Carlo Merizzi si misurava anche contro illustri tiranesi che nelle vicende dell'epoca si erano distinti per le loro idee per i loro valori e azioni, cito Luigi Torelli, Ulisse Salis e i fratelli Visconti Venosta che erano anche legati da parentela con la sua famiglia.

Carlo Merizzi, durante quei fatti d'arme aveva riportato anche una ferita. Moriva a Gratz nel 1866 e in morte aveva avuto alti riconoscimenti dall'Imperatore stesso. Aveva sposato un austriaca di nobile stirpe, i figli si erano stabiliti a Vienna, da Carlo Merizzi era dunque nato il ramo austriaco della famiglia.

Noto discendente del citato ramo famigliare era il tenente colonnello Erik von Merizzi che era rimasto ferito nel primo attentato di Sarajevo del giugno 1914, precedente a quello letale per l'Arciduca Ferdinando e la sua consorte, i coniugi erano stati assassinati mentre si stavano recando in ospedale per salutare il Merizzi.

 

(Fine prima parte, la seconda ed ultima domani)

 

FONTI: TIRANO. Autore don Lino Varischetti. Dal capitolo XXXI: Uomini d'arme e di politica nella storia di un illustre casato tiranese. Pag 141-143, Stampa: finito di stampare il 29 settembre 1961 presso la Tipografia Bettini in Sondrio.

TIRANO il centro storico storia arte architettura. Autore Gianluigi Garbellini. Da: Il Palazzo Merizzi pag 136-141. Stampa: Lito Polaris Sondrio.

L'immagine di copertina: lo stemma della famiglia Merizzi è tratto dalla stessa fonte, pagina 139.

LA CHIESA DI SAN MARTINO IN TIRANO. Autori: Gianluigi Garbellini e William Marconi. Stampa: finito di stampare nel dicembre 1999 dalla Tipografia Bettini Sondrio. Pag. 252/253.

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