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Vendere l’anima

CULTURA E SPETTACOLO - 20 11 2017 - Méngu

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Non mi meraviglierei se un giorno leggendo qualche giornale  trovassi un bel inserto pubblicitario che dice: “Vendo la mia anima per X Euro“.  Una frase tratta dal libro ”Vino e Pane” di Ignazio Silone (1900-1978) fa ben capire che: “ Non c’è niente da fare, oggi per vivere un po’ bene bisogna vendere l’anima“. Sarà poi vero?

 

Guardiamoci intorno. Molti di noi darebbero l’anima in vendita (e insieme all’anima darebbero in omaggio anche parti  del nostro corpo)  per  accaparrarsi  successo, visibilità, denaro, piacere spegnendo così quella tenue fiammella nella nostra coscienza che ci parla di amore e di bene. 

 

Vendere l’anima è un tradimento  verso noi stessi , è un mercanteggiare al fine di avere qualche vantaggio personale, non certo per il prossimo. L’anima, non si vende, né si compra: è un bene immateriale. Unita al nostro respiro ci dice che siamo esseri animati a differenza delle pietre che sono inanimate. Chi vende la propria anima si riduce a pietra.

 

Agli uomini è stata donata la libertà, dono fondamentale che con l’intelletto forma la coscienza. L’ anima si “identifica “ spesso con la coscienza  e in modo ontologico, con lo spirito, principio vitale che porta al bene che è in noi stessi e che eleva l’uomo verso Dio. Quindi vendere l’anima è tradire la propria libertà, la propria intimità,  la propria dignità, la propria coerenza nell’esistenza umana d’ogni giorno per ottenere  vantaggi personali. Chi vende l’anima lo fa spesso guadagnando gli sventurati  “ trenta denari di Giuda“ con il risultato tragico che poi l’Uomo, per cercare la liberazione del  proprio Io, si riduce alla distruzione volontaria del corpo.

 

In questi tempi moderni, senza soste, quiete e respiro dell’anima, non è raro trovare uomini senza scrupoli che cambiano bandiera saltando sul carro del vincente tra ballottaggi di convenienza. Queste persone non percepiscono più la bellezza della libertà poiché si sono venduti. Hanno contaminato loro stessi svendendosi come prostitute o gigolò perdendo quel dono che conduce al bello, alla verità, al sacro.

 

Méngu

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