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Grazie a Putin ora l'Europa è ancora più unita

ECONOMIA E POLITICA - 09 03 2022 - Cs

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La richiesta di adesione all'Unione europea avanzata dal presidente ucraino Zelensky e la risoluzione del Parlamento europeo, che a larghissima maggioranza ha chiesto alla Commissione europea e ai governi nazionali di concedere all'Ucraina lo status di candidata all'entrata nell'Ue, hanno un grande valore simbolico e politico. Infatti si tratta di un'inedita domanda indirizzata direttamente all'Ue da un capo di stato in una situazione di emergenza e di una prima immediata risposta dell'Europa in quanto entità comune e non come un insieme di stati sovrani.

 

Tuttavia tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare rappresentato dalla burocrazia europea e dall'opposizione di vari Paesi, primi fra tutti Francia e Germania. Lotta alla corruzione e all'oligarchia e rispetto dei diritti umani, ritenuti ancora insufficienti, sono ostacoli che allontanano nel tempo la prospettiva dell'ingresso dell'Ucraina nell'Ue. Resta comunque accertato il fatto che l'integrazione europea tende a crescere sotto la spinta di eventi contingenti ineludibili, prima la pandemia e ora l'aggressione della Russia all'Ucraina. Il conflitto sta delineando una politica estera e della difesa comuni ed è l'esemplificazione della necessità dell'unità europea quale risposta storica al nazionalismo e alla disputa tra gli stati.

 

Ancora una volta suonano profetiche le parole di Luigi Einaudi e di Altiero Spinelli, due dei padri fondatori dell'Europa, che sostenevano come la vera alternativa sia quella fra l'unione europea e la divisione tra le nazioni, destinate a divenire polvere senza sostanza. Grazie a una insperata coesione i 27 Paesi dell'Ue hanno approvato in tempi record diversi pacchetti di sanzioni contro Mosca e le istituzioni  europee hanno perfino deliberato l'invio di armi a Kiev, una decisione mai presa in precedenza. Inoltre i primi ministri dell'interno europei hanno raggiunto un accordo per garantire protezione a chi fugge dalla guerra. Tra i difensori dell'ultimo momento dei profughi ucraini spicca addirittura un leader di partito che aveva avuto la sfrontatezza di esibire al Parlamento europeo, peraltro solitamente disertato, una maglietta con l'effigie di Putin e per questo precedente è stato sbertucciato dal sindaco di una cittadina polacca di confine dove si è impunemente presentato per manifestare sostegno alle vittime del conflitto.

 

Non c'è da meravigliarsi, data la sua propensione propagandistica a cavalcare l'onda del consenso popolare a seconda di come tira il vento, ma sarebbe il caso che si chiedesse perché il suo ex sodale, di cui è stato un fedele lacchè fino a poco tempo fa, ha invaso il vicino di casa senza preoccuparsi troppo delle inevitabili reazioni politiche internazionali. Oltre a impossessarsi di alcune fra le centrali nucleari più grandi d'Europa (in grado di garantire energia a prezzi contenuti e che si guarda bene dal distruggere, pena contaminazioni estese pure al proprio territorio), rasPutin - zar russo con velleità sovietiche - punta a impadronirsi delle cosiddette terre rare, una miniera di elementi chimici (bauxite, litio, manganese, minerali di ferro, uranio, ecc.) indispensabili all'industria della sua nazione, immensa ma con un pil più o meno equivalente a quello dell'Italia. Nessuna guerra è mai stata scatenata a prescindere da motivazioni economiche, e quella appena scoppiata non fa eccezione. Bisogna tenerlo presente, pur nella drammaticità del momento, e non va inoltre scordato che l'Ucraina è il granaio d'Europa. Già, proprio quell'Europa a parere di qualcuno del tutto inesistente malgrado, paradossalmente grazie a Putin, si sia invece riscoperta forte, presente e solidale come mai aveva mostrato di essere finora.

 

Giuseppe Enrico Brivio -segretario della sezione 'Ezio Vedovelli' Valtellina-Valchiavenna del Movimento federalista europeo

Guido Monti - responsabile del Comitato provinciale per l'Europa di Sondrio

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