Il lavoro minorile, una piaga sociale
ECONOMIA E POLITICA - 13 06 2020 - Ercole Ricci
Il 12 giugno si festeggia la giornata mondiale, istituita il 12 giugno del 2002 dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO) contro il lavoro minorile. Milioni di bambini a cui viene sottratta l’infanzia, allontanati dalla scuola e dallo studio, privati della protezione di cui hanno bisogno e dell’opportunità di costruirsi il futuro che sognano. Il lavoro minorile è una delle più odiose violazioni dei diritti umani, che provoca un impatto negativo direttamente sulla vita, la salute e l’educazione dei bambini. Questo fenomeno interessa soprattutto quelle aree del mondo dove per povertà e isolamento sociale i bambini sono visti come risorse da impiegare in lavori di forza. Ma è un fenomeno ampiamente diffuso, anche nei Paesi industrializzati, dove semmai vi è tendenza a nasconderlo, stigmatizzarlo ed a parlarne solo quando vengono denunciate situazioni limite che pregiudicano l’infanzia dei minori, il loro potenziale, la loro dignità nonché il loro sviluppo fisico e morale. Ercole Ricci
Molteplici sono purtroppo i tipi di sfruttamento minorile come: le spose bambine, oppure i bambini soldato che sono costretti a compiere gesta di cui non hanno nemmeno la consapevolezza. La maggior parte di questi bambini provengono da famiglie povere. Alcuni si uniscono ai gruppi militari per la sopravvivenza, perché viene loro offerta l'opportunità di mangiare regolarmente e anche avere un reddito con cui possono sostenere la propria famiglia. Molti invece vengono rapiti, o arruolati con l'inganno o la violenza.
Milioni di bambini, bambine, ragazzi e ragazze dai 5 ai 17 anni sono impiegati in lavori sottopagati e anche spesso pericolosi per la salute che nel tempo li logora nel fisico e li distruggono psicologicamente Un esercito di manovalanza invisibile risucchiata dal vortice del mercato nero, senza contratti né tutele. Lo sfruttamento sessuale, che ogni anno usa questi ragazzi e ragazze per il “divertimento” di noi occidentali soprattutto visto che ormai non serve più andare solo in Thailandia o in quelle zone per poter approfittare impunemente di questa ignobile pratica.
E gli invisibili: quei minori, soprattutto migranti non accompagnati, che una volta giunti in un paese diverso da quello di partenza, diventano serbatoio di manodopera in piccole fabbriche, ristoranti e laboratori o scompaiono nel nulla, per la tratta illegale di organi o chissà cos’altro ancora. Purtroppo anche l’italia non è immune dalla piaga del lavoro minorile. Minori che vengono sfruttati principalmente nell'agricoltura, nell'industria dell'imitazione, ovvero per la fabbricazione di falsi prodotti griffati, e in organizzazioni di malavita (mafia, camorra, ecc.) come messaggeri, in affari che possono mettere a rischio la loro stessa vita.
È necessario intervenire con urgenza soprattutto nelle aree colpite da conflitti e calamità, perché le guerre e i disastri naturali hanno una ricaduta catastrofica sui bambini i quali vengono immediatamente “reclutati” per ricucire l’economia al collasso. Ecco, quindi, che il 12 giugno rappresenta un’occasione in più, un momento di riflessione importante per unire governi, organizzazione di imprenditori e lavoratori, la società civile e milioni di persone in tutto il mondo per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla situazione drammatica in cui si trovano i bambini-lavoratori e per individuare le misure più adatte per poterli aiutare.
«Nessun bambino dovrebbe impugnare mai uno strumento di lavoro. Gli unici strumenti di lavoro che un bambino dovrebbe tenere in mano sono penne e matite». Così diceva Iqbal Masih, un bambino pakistano diventato in tutto il mondo simbolo della lotta contro il lavoro minorile. Venduto dalla sua famiglia a un fabbricante di tappeti che lo costrinse a lavorare sottonutrito e incatenato a un telaio, Iqbal riuscì a fuggire e iniziò a partecipare a dibattiti e manifestazioni contro la schiavitù dei minori,assassinato il 16 aprile 1995 quando aveva solo 13 anni
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