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Le proposte inascoltate di un tecnico per salvare Melavì

ECONOMIA E POLITICA - 14 03 2025 - Guido Monti

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/Melavì
@melavi.it

Sulle sorti della Melavì, arrivata alla soglia del fallimento, aleggia una pesante aria di incertezza, soprattutto a riguardo del tanti posti di lavoro che restano in sospeso. Sulla situazione della cooperativa agricola si è espresso un autorevole esperto in materia, un manager di provata esperienza alle dipendenze di importanti società del settore agrochimico, il quale preferisce mantenere l'anonimato, che a suo tempo aveva già manifestato perplessità sulla gestione del consorzio paventando possibili sviluppi negativi.

 

Il professionista già vent'anni fa suggeriva all'allora presidente di Melavì, il defunto pontasco Gian Luigi Quagelli, di raggiungere qualche opportuno accordo con i trentini dato che la cooperativa era di limitate dimensioni, oppure affidarsi ad un manager introdotto nella larga distribuzione in quanto era inconcepibile avere una guida priva di competenze manageriali.

 

Quagelli tuttavia sosteneva che le mele di Valtellina avevano una qualità migliore rispetto a quelle trentine e quindi potevano spuntare un prezzo vantaggioso sul mercato. A distanza di tempo adesso però, a giudicare da quanto riportato da più parti, ad apparire chiara è  la spaccatura tra i soci di Ponte e quelli di Villa di Tirano e Tovo. Al centro del disaccordo ci sarebbe proprio l'intenzione manifestata dal presidente in carica di raggiungere un accordo con Melinda, la  principale cooperativa trentina, rifiutato dai componenti dell'Alta Valle. Ora non resta altro da fare che attendere con fiducia gli sviluppi della vicenda in atto.  

 

Guido Monti

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