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Migranti in Albania: quello che la Meloni non dice

ECONOMIA E POLITICA - 29 10 2024 - Guido Monti

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/Centro per migranti
Centro per migranti, nel porto di Shengjin, nel nord-ovest dell'Albania. Foto Vlasov Sulaj Associated Press / LaPresse

600 milioni di euro in 5 anni per ospitare 1200 richiedenti asilo nel Paese delle aquile

Mentre un report ha raccolto numerose testimonianze sulle violenze perpetrate dagli agenti croati che respingono i richiedenti asilo in Bosnia, arrivando a bruciare i loro cellulari e i passaporti, e ricorrendo nei casi più gravi a torture e violenze sessuali, ci si augura una  situazione ben diversa per i migranti destinati ad essere ospitati in Albania grazie alle intese intercorse tra il governo italiano e quello del Paese delle aquile. Hanno aperto i battenti due centri per migranti, all'incirca 1.200 posti in totale e 600 milioni di euro che l'Italia spenderà in cinque anni per farli funzionare. Le strutture sono frutto del protocollo d'intesa tra Italia e Albania, valido 5 anni e rinnovabile per altri 5, con cui il governo guidato da Giorgia Meloni pensa di prevenire i flussi migratori irregolari, accogliendo solo chi ha diritto alla protezione internazionale. I migranti messi in salvo dalle navi italiani (ma non dalle Ong) verranno trasferiti direttamente nelle strutture albanesi, un sistema per  esternalizzare le frontiere, che pare sia gradito dall'Unione europea e ad altri leader del blocco, in particolare al primo ministro ungherese VIktor Orban, di sicuro non un paladino dell'apertura ai richiedenti asilo. Tutto ciò avverrà malgrado le accese polemiche e gli interrogativi dubbi di natura giuridica ed umanitaria intorno a queste strutture. Sarebbero dovute entrare in funzione già lo scorso 20 maggio, ma per via di ritardi e problemi nella costruzione la consegna del sito di Gjader è avvenuta solo il 9 ottobre mentre l'altro, quello di Shengjin era pronto da mesi.  Qui verranno effettuate solo le procedure di ingresso (identificazione e registrazione) delle persone ricollocate in Albania per non sovraffollare i centri di accoglienza italiani. L'impianto, a gestione italiana, potrà ospitare circa 200 persone, che saranno identificate e soggette alla verifica dei presupposti per l'accoglienza o il rimpatrio. L'altro sito è quello di Gjader, un ex base aeronautica albanese fortemente degradata. Qui, dopo l'identificazione avvenuta a Shengjin, erano stati trasferiti di recente 16 cittadini bengalesi ed egiziani, 12 dei quali subito rimpatriati in seguito a una decisione del tribunale di Roma che non ha convalidato il loro trattenimento in Albania. Questa struttura prevede più destinazioni: un centro da 880 posti che ospiterà i migranti che hanno fatto domanda di asilo e sono in attesa della risposta e un altro da 144 posti per i rimpatri dei migranti che hanno visto respinta la richiesta d'asilo, oltre un penitenziario da 20 posti per chi compie reati all'interno del campo. Nei centri è previsto che sarà attuata la giurisdizione italiana e che le forze di polizia italiane garantiranno l'ordine. Però sarà di servizio anche personale dell'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) per monitorare il rispetto dei loro diritti. In base agli accordi, le domande di asilo verranno trattate entro un mese e sono programmati collegamenti in videoconferenza con il tribunale di Roma per le udienze di convalida del trattenimento. La struttura di Shengjin è costata 3 milioni di euro per la realizzazione, mentre 200mila euro (per il 2024) sono stati spesi solo per gli allacci. Il sito di Gjader è stato più dispendioso, e i militari del Genio italiano sono stati impegnati nei faticosi lavori di ripristino e di allestimento durati mesi. Sono state costruite strade, fognature, serbatoi, edifici, oltre a muri di cinta e installate telecamere lungo il perimetro, oltre a un dispositivo di sicurezza all'interno della struttura. I costi preventivati sono di 20 milioni di euro per il 2024, più 8 milioni per gli allacci delle varie reti. Oltre alle spese relative agli edifici, l'Italia si farà carico di sostenere ogni costo necessario all'alloggio e al trattamento delle persone accolte nelle strutture in Albania, compreso il vitto, le cure mediche e qualsiasi servizio ritenuto necessario. A giugno, durante una visita in Albania, Meloni aveva annunciato che i centri avrebbero aperto il 1° agosto, ma sono intervenuti ulteriori rallentamenti fino agli inizi di ottobre, quando il sito di Gjader è stato consegnato per i collaudi. Sappiamo com'è poi andata, il che fa ritenere che sul futuro dei centri continueranno a gravare grosse nubi. 

 

Guido Monti - responsabile del Comitato provinciale per l'Europa di Sondrio

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