Botti di Capodanno ed Epifania: Un'indignazione inaccettabile
CRONACA - 06 01 2025 - M. Ronchi
Ogni anno, durante le festività di Capodanno e Epifania, la città si trasforma in un campo di battaglia sonoro, con botti, fuochi d'artificio e petardi che esplodono nel cuore della notte, facendo tremare le finestre e scuotendo i nervi di chi cerca solo di godersi la serenità del periodo festivo. Ma dietro a questa apparente euforia, c'è una realtà ben più amara e inquietante che merita riflessione. Mi permetto di esprimere la mia indignazione nei confronti di chi continua a organizzare e a supportare queste tradizioni che, in un contesto mondiale segnato da guerre assurde e conflitti devastanti, appaiono come una vera e propria follia. È difficile giustificare l'esplosione di petardi e fuochi d'artificio in un periodo in cui milioni di persone muoiono in Medio Oriente, in Ucraina, in Sudan, Siria e in tante altre parti del mondo. Mentre noi ci divertiamo con i nostri botti di Capodanno, la gente muore ogni giorno, vittima di guerre senza senso, di violenze che sembrano non avere mai fine. Cosa ci sta succedendo? Come possiamo ignorare la sofferenza degli altri mentre ci apprestiamo a fare rumore per il nostro piacere? Non ci rendiamo conto che mentre ci godiamo uno spettacolo di luci e rumori, il mondo che ci circonda è pieno di dolore, paura e morte? Ma non è solo una questione di umanità, di rispetto per la vita umana. C'è qualcosa di più profondo e inquietante che dovremmo considerare. I bambini che muoiono a causa della guerra. I bambini che sono costretti a vivere in un mondo dove la paura è l'unica cosa che conoscono. Non avete rispetto per loro? Non vi indignate nel sapere che le nostre celebrazioni, i nostri "festeggiamenti", sono un insulto per chi vive in mezzo alla devastazione? E non possiamo dimenticare un altro aspetto fondamentale: l'ambiente. I botti e i fuochi d'artificio sono un vero e proprio attacco alla natura. Ogni anno, milioni di petardi esplodono nei cieli, liberando sostanze chimiche tossiche nell'aria e creando inquinamento acustico che mette a rischio la salute di tutti, ma soprattutto di chi soffre di disturbi come l'ansia o la disabilità sensoriale. Gli animali, poi, subiscono un trauma inimmaginabile. Cani, gatti, uccelli e molti altri esseri viventi si rifugiano nel panico, scappano, si feriscono o addirittura muoiono a causa di questi forti rumori. Come possiamo giustificare questa crudeltà nei confronti degli animali che, come noi, vivono su questo pianeta? Eppure, ogni anno, ci sembra che nulla cambi. Ogni anno, mentre il mondo è scosso da conflitti e crisi, noi continuiamo a celebrare senza alcuna coscienza del nostro impatto. Non è solo una questione di "divertimento" o tradizione. È una questione di responsabilità. Di rispetto per chi soffre, per chi non ha la possibilità di festeggiare, per chi sta combattendo per la propria vita. È una questione di rispetto per la terra che ci ospita e per le creature che la popolano. Vergogna a chi continua a perpetuare questa follia, a chi trova giustificazioni per l'inutile spreco di risorse e per il danno arrecato a chi soffre. È giunto il momento di riflettere. È giunto il momento di cambiare. Perché festeggiare non dovrebbe mai significare fare del male a chi ci sta intorno o al nostro stesso pianeta. Spero che un giorno, forse più vicino di quanto pensiamo, riusciremo a celebrare senza distruggere, a gioire senza danneggiare. Fino ad allora, possiamo solo sperare che la nostra coscienza collettiva si risvegli, che la solidarietà prenda il posto del “divertimento" egoistico, e che l'umanità prevalga su tradizioni obsolete e dannose. M. Ronchi
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